Roma, 5 mag – L’Unità è fallita e anche i suoi ex giornalisti non si sentono tanto bene. Per la memoria storica della sinistra ex comunista italiana è l’ennesima beffa: agli ex giornalisti del giornale fondato da Antonio Gramsci stanno arrivando conti salatissimi per vecchie cause di diffamazione. E siccome la società proprietaria del quotidiano non ha un soldo, sul groppone dei giornalisti restano richieste di risarcimenti a diversi zeri.
I giornalisti de L’Unità e gli esponenti della Fnsi hanno indetto oggi una conferenza stampa presso la Camera dei Deputati per illustrare la situazione. Sembra infatti che le ex penne rosse stiano ricevendo pignoramenti e ingiunzioni di pagamento per una cifra che finora supera i 400 mila euro.
Tutta colpa di alcune cause per diffamazione di cui, peraltro, i giornalisti giurano di essere venuti a sapere solo adesso, dopo essere stati condannati.
Ora, quando si perde una causa per diffamazione, a pagare sono editore (80%) giornalista (10%) e direttore (10%). Se il primo non può pagare (ed è il caso di Nuova Iniziativa Editoriale Spa, editore de L’Unità dal 2001, oggi oberato di debiti), la sua quota deve essere risarcita da direttore e giornalisti.
“Questo comporta – dice Concita De Gregorio, direttore de L’Unità dal 2008 al 2011 – che io dovrò pagare ai creditori non la mia quota di responsabilità, ma la mia più quella di Nie, che naturalmente è molto più grande”. Il tribunale di Roma ha intimato all’ex direttore di pagare 400 mila euro di risarcimenti decretando nei suoi confronti il pignoramento della casa e dei redditi. Natalia Lombardo, altra giornalista de L’Unità, deve pagare 18 mila euro e anche lei ha ricevuto il pignoramento della casa.
Chissà cosa ne avrebbe pensato Antonio Gramsci…
Giuliano Lebelli
4 comments
Non mi fa piacere, è una testata comunque storica, e comunque una voce in più.
Mi domando però se sia credibile che i giornalisti non sapessero delle cause: senza notifica il processo sarebbe nullo, almeno nei confronti della persona. Credo.
Bè, a parte la profonda ingiustizia della cosa, quello che è sorprende è come mai la De Gregorio avesse casa e soldi intestati a lei. Se avesse avuto nulla intestato, il massimo che le potevano pignorare era il quinto dello stupendio…
Bene, è insopportabile.
Non nutro nessuna stima per la signora. Per conto mio potrebbe, anzi dovrebbe guadagnarsi da vivere nei campi. Anzi no, sarebbe lavoro troppo nobile. Una cosi’ al massimo va impiegata per la pulizia dei cessi.