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Radical chic e contro il Giorno del Ricordo: la sinistra a Firenze riparte da Montanari

by Michele Iozzino
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Montanari

Roma, 6 nov – Il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte vorrebbe candidare il critico d’arte e rettore dell’Università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari, a sindaco di Firenze.

Montanari candidato sindaco di Firenze?

Il diretto interessato nicchia sui social e allontana l’ipotesi di una sua candidatura: “Niente panico, simpatici amici, il mio mandato di rettore scade nel 2027”. E con un tocco di vittimismo parla delle attenzioni dei giornali, in particolare il Corriere della Sera, come di un tentativo per “esorcizzare” una simile possibilità. Che si concretizzi oppure no, l’endorsement contiano è già di per sé piuttosto significativo par almeno due motivi. Il primo perché mostra le difficoltà sottese al cosiddetto “campo largo” e la complicata coabitazione fra Partito Democratico e Cinque Stelle, il secondo per i contenuti che vorrebbe incarnare. È lo stesso Montanari a descrivere come “fondamentale” una convergenza fra le varie anime della sinistra, ma il primo a essere un fattore di divisione è proprio lui. Negli anni non ha lesinato critiche ai dem, tanto da sentenziare perentorio: “Il Partito Democratico ha distrutto il paese”. Prendendosela in particolare con Dario Franceschini, reo di aver “devastato il patrimonio culturale italiano”. Anche con l’attuale sindaco Dario Nardella, per certi versi candidato naturale del Pd, i rapporti non sono idilliaci, a tal punto che quest’ultimo aveva querelato Montanari per aver definito Firenze come “una città in vendita”. Insomma, più che un campo largo, un campo minato.

Dalle Foibe allo spregio della Patria, “parola vecchia e polverosa”

I battibecchi con il Pd sono, però, la parte meno interessante della faccenda. Infatti, Montanari è volto di una sinistra astiosa, rintanata in un antifascismo dogmatico, che professa il risentimento verso i sentimenti nazionali tanto da intendere la Patria come “parola vecchia e polverosa” o accusare l’Inno di Mameli di essere “virilista, bellicista, e maschilista”. Perfetta immagine di tutto questo sono le sue invettive negazioniste e giustificazioniste in merito alla tragedia delle Foibe, parlando di essa nei termini di una “falsificazione storica” e reputando il Giorno del Ricordo una “una legge dei neofascisti che andrebbe cancellata”. Costruire il campo largo a partire da una figura Montanari significherebbe una scivolamento verso la peggiore sinistra, roba da far impallidire al confronto perfino Elly Schlein.

Michele Iozzino

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