Roma, 1 ago – Ci avviamo verso la parola fine per il reddito di cittadinanza. Da oggi la sospensione per moltissimi dei percettori, a beneficiarne fino alla fine dell’anno saranno ancora i nuclei familiari con al proprio interno persone disabili, minori, o sopra 60 anni. Sit-in e proteste in diverse città italiane, ma la mobilitazione preannunciata dalla sinistra è un flop.
Reddito di cittadinanza e Movimento 5 Stelle: storia di una fallimento
Il redditto di cittadinanza ha rappresentato una vera e propria bandiera per il Movimento 5 Stelle, un provvedimento sul quale ha basato gran parte della sua narrazione e della sua identità. Ma a guardare indietro nel tempo sembra passata un’eternità dalla sua approvazione. Quello che era il suo volto principale e che si è esibito in esercizi di retorica talmente assurdi da affermare: “Abbiamo abolito la povertà”, ovvero Luigi Di Maio, ha abbandonato i pentastellati scoprendosi l’uomo giusto per i giochi di palazzo. Traiettoria paragonabile a quella dell’allora premier Giuseppe Conte, passato senza soluzioni di continuità e attraverso acrobazie schizofreniche dall’essere presidente del Consiglio di governi quasi opposti fra loro, fino al momento attuale in qui si è reinventato pasionario in concorrenza alla sinistra del Partito democratico. Non a caso, si è scagliato con ferocia contra la decisione del governo guidato da Giorgia Meloni: “È una guerra ideologica condotta sulla pelle dei più deboli, un disastro sociale annunciato, una vendetta contro il Movimento che però pagano gli italiani”. Nonostante le parole di fuoco di Conte, a cui fanno eco quelle di Elly Schlein che parla di “guerra ai poveri”, la mobilitazione generale contro l’abolizione del reddito di cittadinanza sembra già essere un insuccesso.
Cosa cambia adesso?
A essersi trasformati non sono solamente i protagonisti che hanno dato vita al reddito di cittadinanza, ma anche quest’ultimo. Infatti, nella retorica di chi lo difende, da misura in qualche modo di sostegno al lavoro, che avrebbe dovuto contribuire al sostegno all’occupazione, si è passati all’idea che il reddito di cittadinanza sia una misura imprescindibile per dare sollievo alle fasce più deboli. Insomma, niente di più di una semplice misura assistenzialistica. Oltretutto l’attenzione si è sempre più spostata verso gli inoccupabili. Per certi versi anche Mia (acronimo per “Misura di inclusione attiva”), il nuovo provvedimento con cui il governo sostituirà il reddito di cittadinanza va in questa direzione, limitandosi per lo più a ridurre gli importi e durate, provando inoltre a distinguere la platea di beneficiari tra occupabili e non, così da scorporare misure attive di lavoro e quelle assistenzialistiche.
Michele Iozzino