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Regione Lazio: la bulimia di Zingaretti &Co ci costa 3 milioni

by Salvatore Recupero
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1423510824670.jpg--nicola_zingaretti[1]Roma, 22 ago – “Chi magna da solo se strozza” recita un vecchio proverbio. Sarà per questo che il Presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti ha deciso di dividere pane e companatico con i suoi fedelissimi. La notizia è apparsa qualche giorno or sono sul sito del quotidiano on line http://www.affaritaliani.it.
Il fratello del commissario Montalbano ha pensato di promuovere la sua immagine anche con succulenti manicaretti. La sua passione per l’enogastronomia è costata circa 198 mila e 600 euro. Una bella somma che però non è finita nelle tasche di ristoratori ma è andata a beneficio di alcune iniziative editoriali di chiara marca progressista. Si tratta de Il Gambero Rosso e de La Repubblica. Secondo quanto riferisce il sito: “ Per il primo avere la Regione come sponsor significa portare a casa 6 mila euro in cambio del solito ottagono sui poster, mentre per Repubblica l’affetto è smisurato: 98 mila e 600 euro (iva inclusa), trasferiti con bonifico alla concessionaria di pubblicità del Gruppo Repubblica-L’Espresso per mettere il marchio sulla Guida Ristoranti di Roma”.
Ma, il Presidente non si limita a prendere i suoi concittadini per la gola. Vediamo, dunque, nel dettaglio le altre voci di spesa. Quindici mila euro di spot pubblicitari nelle radio televisioni e giornali. Poi, il cinema cinquanta mila euro vengono spesi per mettere il solito logo sui manifesti del Premio David di Donatello. Il sito non manca di evidenziare alcune spese anomale: “L’associazione degli asini, i ciechi col progetto “guardare le stelle”, la Coppa Italia di baseball e softball a Nettuno e persino 20 mila euro al gruppo sportivo dei Bancari Romani per una Hunger Run; poi il comitato di solidarietà Sahrawi per una festa romana, la festa degli esperti di funghi di Tivoli, il pelleginaggio degli universitari ad Assisi, soldini e soldoni per piazzare l’ottagono regionale un po’ in tutti i Comuni “amici”. Scorrendo l’elenco spuntano 150 mila euro per l’associazione Civita e l’agenzia fotografica Contrasto per l’organizzazione della mostra su Gordon Parks e quasi 100 mila euro per i Consigli comunali dei giovani e dei ragazzi”.

Se non si vuole fare un’analisi superficiale dei fatti, è bene capire che non si tratta di un problema che riguarda una giunta piuttosto che un’altra. Il problema riguarda l’architettura istituzionale della Repubblica. Dopo la famosa Riforma del Titolo V del 2001 le regioni hanno assunto un grande potere rispetto allo stato centrale. Ma questa forza centrifuga ha portato più danni che benefici.

Vediamo perché. L’ultima analisi condotta dalla Banca d’Italia sugli effetti congiunti di tributi, addizionali e aliquote presentate da Regioni ci dimostra quanto detto. Il risultato di questo studio ha qualcosa di sorprendente: il peso contributivo maggiore grava sulle regioni del Sud e sulle famiglie più bisognose. Alla faccia della progressività del fisco!
 Uno strano paradosso che ci rivela come il peso dei tributi pesa maggiormente sulle regioni che hanno la peggiore qualità dei servizi. Per sintetizzare quanto detto ci basta un proverbio assai diffuso nel mezzogiorno: “Cornuti e mazziati”.
Tornando allo studio di Bankitalia si scopre che: “Le tasse territoriali più elevate si registrano in Campania, la regione che insieme al Lazio combatte per la prima posizione anche per quel che riguarda gli altri profili. Nelle parti alte della graduatoria s’incontrano, poi, Calabria, Molise, Abruzzo e Sicilia, accanto a un Piemonte caratterizzato da anni di difficoltà nei conti della Regione e di molti Comuni, e alla Liguria. Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, cioè le aree più ricche del Paese “a statuto ordinario”, sono più in basso e a fondo classifica si colloca stabilmente la Valle d’Aosta”.
Per questo, dopo l’ubriacatura centrifuga, molti tornano a parlare di prezzi standard nei settori dove le regioni spendono di più: sanità e trasporti. Per intenderci la famosa siringa che deve avere lo stesso prezzo a Lodi come a Catanzaro. Il vecchio centralismo sembra esser di nuovo di moda.
Tornando nella Capitale, infine, si auspica che il Governatore del Lazio si dia una regolata nelle spese di rappresentanza. È vero l’occhio vuole la sua parte. La pancia, poi, non ne parliamo. Speriamo, quindi, che Zingaretti, per saziare l’appetito dei suoi sodali, non costringa i cittadini del Lazio a vendersi un rene.
Salvatore Recupero

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