Un’iniziativa che ha suscitato polemiche. “Il progetto della Cgil é un vero e proprio paradiso per le coop che non vedono l’ ora di lucrare su altre attività di ‘accoglienza’ e per chi vorrebbe sfruttare la manodopera a basso costo dei disperati in fabbrica o nei campi”, è il commento di CasaPound Italia Sardegna. Che aggiunge: “Il paradosso piú eclatante è che la proposta arrivi da chi, in teoria, dovrebbe difendere i lavoratori sardi dalla concorrenza sleale che si viene a creare quando un altro lavoratore accetta paghe da un euro l’ora. Si oltrepassa poi il confine della follia quando gli stessi sindacati, invece di adoperarsi per fermare l’ emorragia che ogni anno fa abbandonare la Sardegna a 7500 abitanti, arrivano a sostenere senza vergogna che la soluzione allo spopolamento è la sostituzione di popolo. Siamo pronti a fermarli”.
Interviene sul caso anche il consigliere regionale Marcello Orrú (Movimento Cristiano): “Lascia esterrefatti la notizia del progetto della Cgil sarda presentato alla Regione che prevede di ripopolare le aree interne della Sardegna affidando terreni agli immigrati. Ma è possibile che tale inaccettabile proposta arrivi da uno dei sindacati più importanti, che dovrebbe avvertire ogni in maniera diretta la grave crisi sociale e occupazionale che colpisce tantissimi sardi e le loro famiglie? Questo progetto è assurdo e inaccettabile, va respinto con decisione al mittente e con esso tutte quelle proposte simili, lanciate mesi fa da diversi opinionisti e intellettuali, che ipotizzano la colonizzazione delle nostre zone interne e a bassa densità abitativa da parte di stranieri”. La tensione è alta nell’ isola, soprattutto dopo l’ incendio dell’ hotel che avrebbe dovuto ospitare circa 80 immigrati in provincia di Sassari. Le istituzioni locali e i sindacati, peró, non sembrano voler smettere di giocare col fuoco.
Vittorio Susinno
3 comments
Quando il vento sarà girato, questa gente andrà arrestata, processata e condannata. Possibilmente a morte.
Cominciamo dal 1709
Vittorio Susinno siamo all’ultimo gradino se vuole se ne può parlare