Roma, 11 set – Ora che il governo M5S-Pd-LeU, incassata la fiducia del Parlamento, è pienamente operativo, la maggioranza sta trattando per la spartizione delle poltrone da viceministro e sottosegretario. Sono ben 42 i posti in lizza. Ai 5 Stelle ne andrebbero tra i 22 e i 23, al Pd tra i 17 e i 18, ai “compagni” di LeU 1 o forse 2. L’obiettivo del premier Giuseppe Conte è fare in fretta, in modo da farli giurare domani, quando è convocato il Consiglio dei ministri. Ma, a quanto pare, tra i pentastellati è in corso uno scontro tutto interno su chi dovrà far parte della squadra di governo. Tanto che in una nota congiunta Marta Grande, Filippo Gallinella, Carla Ruocco, Giuseppe Brescia, Marialucia Lorefice, Gianluca Rizzo e Luigi Gallo avvertono: “Il Movimento non è un ufficio di collocamento“.
Conte rinuncia a “piazzare” Chieppa
I nodi da sciogliere sono tanti, al di là della corsa alla poltrona dei pentasellati. Il premier, dopo aver rinunciato ad avere il “suo” uomo Roberto Chieppa in tandem con Riccardo Fraccaro, chiede rassicurazioni. L’ex ministro grillino, che a questo punto rimarrà l’unico sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha garantito a Conte che cercherà di essere “equidistante”. Anche e soprattutto in ragione del fatto che i dem non hanno nessuna poltrona a Palazzo Chigi.
Il totonomi in casa M5S
Sul fronte del totonomi, tra i 5 Stelle al momento è sicuro quello di Simone Valente (allo Sport, in compagnia della dem Patrizia Prestipino). Fonti parlamentari riferiscono poi della conferma di Vittorio Ferraresi alla Giustizia e di Luca Carabetta al Mise. Per il resto è tutto ancora da decidere. Lo scontro più duro è per la poltrona di viceministro al Mef. Se il Pd ha deciso di puntare su Antonio Misiani, il M5S è diviso sulla riconferma di Laura Castelli o Stefano Buffagni. Poi c’è Barbara Lezzi: l’ex titolare del dicastero del Sud adesso sarebbe in corsa per il ruolo di viceministro al Lavoro. Discorso a parte per l’ex ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, che ha preso talmente male di essere stato cacciato dal Mit senza preavviso che ora fa sapere di stare bene in Senato – “Sto prendendo dimestichezza con l’aula” – e di non volere poltrone-contentino. Anche l’ex ministro della Difesa Elisabetta Trenta, arrabbiata per essere stata defenestrata nonostante avesse – come ha voluto sottolineare lei stessa – “combattuto contro Salvini”, è in lizza come possibile sottosegretario all’Interno. Altri nomi che circolano, quelli di Pierpaolo Sileri alla Sanità, Gianluca Gaetti all’Interno, Francesco D’Uva alla Cultura.
Il totonomi in casa Pd
In casa Pd si citano Luigi Marattin a un ministero economico, Gian Paolo Manzella all’Energia, Roberto Morassut agli Enti locali, Lia Quartapelle agli Esteri con il pentastellato Manlio Di Stefano. Ai dem dovrebbe andare inoltre la delega all’editoria e probabilmente anche quella agli enti locali, compresa quella su Roma Capitale. Anche se ancora gira il nome di Emanuele Fiano come sottosegretario agli Interni, attualmente i nomi dati come “sicuri” sono Antonio Misiani all’Economia e Marina Sereni proprio al Viminale.
Adolfo Spezzaferro