Roma, 21 mag – Il differenziale tra i titoli di stato tedeschi (Bund) e quelli italiani (Btp) è schizzato in queste ore a 200 punti base. Parliamo di titoli a scadenza decennale che nei giorni scorsi avevano fatto registrare dei rendimenti in netto ribasso e che hanno ripreso a marciare verso l’alto dalla chiusura delle borse europee di ieri sera.
Quel che sta accadendo è abbastanza chiaro a tutti: i mercati temono l’esito delle elezioni europee. Il rischio che le formazioni politiche euro-scettiche e anti-euro facciano man bassa di voti si fa sempre più concreto e, al di là dei sondaggi diffusi nei giorni scorsi, per quel che riguarda l’Italia, la possibilità che il partito di maggioranza relativa guidato da Matteo Renzi non raccolga quei consensi necessari per il sereno prosieguo dell’attività di governo.
Al di là della montante bocciatura anti europeista che si prospetta sul piano continentale, è abbastanza probabile che il gruppo dei socialisti e dei popolari riuscirà a formare una Commissione a loro speculare. Quel che resterà sarà comunque un sonora bocciatura dei governi europei silurati dai loro elettori e dalla sempre più montante campagna anti euro. In tal senso, in Francia il dibattito è stato portato molto avanti durante questi mesi, cosa che non è avvenuta in Italia dove l’argomento, al di là degli slogan, non buca l’omertà della cupola di potere che il Pd è stato in grado di porre a scudo della moneta unica.
C’è sfiducia nel nostro paese e i mercati, come di consueto, ne approfittano per mandarci segnali. Lo spread in tal senso, oltre che una cartina da tornasole è anche un’arma di terrorismo psicologico di massa. Ne avevamo già analizzato aspetti e meccanismi alcuni mesi fa e vi invitiamo a rileggerli.
Ma non è solo lo spread tra Bund e Btp a preoccupare, cresce anche il differenziale tra i titoli italiani e quelli spagnoli a conferma dell’eccezionalità tutta nostrana legata a questo meccanismo finanziario. La possibilità di una vittoria del Movimento 5 Stelle e di una debacle del Pd rende nervosi i mercati, ma c’è di più: i primi 100 giorni di governo Renzi non hanno prodotto alcun risultato utile e nessuna riforma varata. La figura del giovane e borioso premier aveva suscitato grosse speranze tra gli investitori, i quali starebbero ricredendosi sulle capacità del nuovo governo di tenere fede agli impegni presi con l’Europa. Se così fosse assisteremo alla vendita fiume di Bot e Btp e alla conseguente repentina impennata dello spread. La storia non si ripete mai, ma va da sé che per l’Italia, sbeffeggiata dagli isterici mercati speculativi e sottovalutata nelle sedi europee, l’eccezione possa diventare regola.
Giuseppe Maneggio