Una capacità, quella di risultare antipatico, probabilmente ereditata dal fatto di essere riuscito a scalare le Ferrovie “dal basso”. Tanti i dubbi sollevati sul personaggio a partire dalla carriera, che oltre le indubbie competenze registra anche un’attività dirigenziale in seno alla Cgil. Sollevato qualche malumore sulla gestione: intensa concentrazione sulla redditizia alta velocità, meno risorse ai treni pendolari – sui quali tuttavia anche le regioni competenti in materia hanno la loro buona parte di responsabilità. Quel che rimane sono i bilanci, strutturalmente in utile al lordo del contributo che copre il servizio universale, e le teste dei tanti, troppi dirigenti tagliate con l’accetta.
Curriculum vitae di peso per l’uomo chiamato a guidare Finmeccanica. La controllata del ministero che spazia dalla difesa, all’aerospaziale e finanche al civile è sotto un processo di riorganizzazione che avanza solo a tratti e con immense difficoltà. Tante le resistenze, soprattutto interne. Tante le ingerenze: dai sindacati alla magistratura, dai sottosegretari alla forte concorrenza internazionale. La ristrutturazione ha già mietuto almeno tre eccellenti vittime: Pierfrancesco Guarguaglini prima, Giuseppe Orsi nell’intermezzo e, ultimo in ordine, Alessandro Pansa.
Stessa sorte per Mauro Moretti? La ristrutturazione di Finmeccanica è necessaria. Altrettanto necessario è che venga condotta senza procedere alla svendita. Con Ansaldo Energia il tentativo è andato (parzialmente) a vuoto. In questo senso la nomina dell’ex ferroviere sembra dare qualche garanzia in più, soprattutto per quanto riguarda l’ambito dei trasporti dove AnsaldoBreda è sì sofferente ma allo stesso tempo importante realtà industriale da non dismettere come fosse un peso morto per la manifattura nazionale.
Fra le nomine intercorse e che hanno nella sostanza azzerato i vertici di tutte le società controllate dallo Stato, sulla scia di uno spoil system nel quale il premier Renzi si è ben introdotto, la scelta di Moretti sembra così l’unica veramente di novità. Nonché una possibile problematica, stante che non è un mistero l’obiettivo di procedere ad ulteriori privatizzazioni a partire da quelle appena confermate -anche nei dettagli- di Poste ed Enav.
Può essere ancora prematuro parlarne, ma la scelta di Mauro Moretti alla guida della reltà pubblica più problematica è probabilmente -assieme forse a quella di Descalzi all’Eni- l’unica nota positiva di uno spoils system tanto caro a Renzi quanto tanto di marca liberale da rischiare di produrre solo effetti nefasti per l’industria italiana.
Filippo Burla