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Addio scudetto e mosse sbagliate, Sarri ormai ostaggio di De Laurentiis

by Paolo Bargiggia
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Roma 8 mag – Il braccio di ferro tra De Laurentiis e Sarri è diventato certamente più appassionante della corsa scudetto che il Napoli ha perso meritatamente, tra grida al complotto, scelte sbagliate di allenatore e società. E merita di essere seguito come un’intricata spy story fino alla soluzione finale perché promette di riservare qualche intrigante colpo di scena. Sarri ha un contratto con il Napoli fino al 2020 a condizioni oggettivamente non favorevoli rispetto alla media degli allenatori al suo livello in Italia e  all’estero: uno stipendio di “solo” 1 milione e 450 mila euro ma, quel che è peggio, con una clausola rescissoria da 8 milioni di euro. Ci sarebbe da chiedersi come abbia potuto l’allenatore toscano, evidentemente mal consigliato, accettare una situazione così svantaggiosa e penalizzante: praticamente una prigione con la chiave ben stretta nelle mani del padrone del Napoli.

Strada facendo, non arrivando soprattutto i risultati, il rapporto tra i due si è deteriorato fino ad arrivare alla mancanza totale di comunicazione. Il prologo si è avuto lo scorso 10 gennaio, giorno del compleanno di Sarri e dell’incontro con De Laurentiis che gli aveva proposto il rinnovo del contratto fino al 2021, alzando lo stipendio a 3 milioni. Ma quella che doveva essere la prima pietra per rinsaldare il vincolo ed aprire una trattativa virtuosa è miseramente crollata tra incomprensioni e dispetti reciproci. Più per ragioni di progetto che per questioni economiche, anche se Sarri, attraverso il suo agente, aveva rilanciato chiedendo 4 milioni: la classica richiesta impossibile, con la consapevolezza di mettere un muro di incomunicabilità con la controparte. Così, si è arrivati alle dichiarazioni contro Sarri e la sua gestione da parte di De Laurentiis all’antivigilia della sfida del San Paolo contro il Torino. In parallelo, Sarri, parecchio gratificato dalla pletora adorante di giornalisti e addetti ai lavori, ha cominciato a far esplorare il mercato alternativo, alla ricerca di una gratificante via di fuga dal Napoli e dal suo ingombrante patron. Che, tra le altre cose, con le ultime dichiarazioni, oltre a riversare su Sarri le colpe per uno scudetto ormai svanito, aveva voluto mandargli un ultimatum, mettendogli nuova pressione per la firma del rinnovo; non certo un modo elegante e discreto.

Intanto chi gestisce Sarri si è affidato all’agente internazionale Fali Ramadani, uno che ha buoni contatti soprattutto in Germania per trovare la nuova squadra al suo assistito. Ha fatto molto rumore l’incontro avvenuto con il Chelsea attraverso il nuovo consulente per il mercato estero. Non trovano conferme, invece, le indiscrezioni di un viaggio a Londra dello stesso tecnico toscano. Ma tant’è: pur sapendo che l’eventuale operazione Sarri al Chelsea costerebbe qualcosa come 28 milioni tra clausola rescissoria dal Napoli e penale per l’esonero di Conte, l’affascinante “avventura londinese” è stata veicolata come qualcosa di serio e concreto. Il tutto in mezzo a una serie di errori grossolani e calcoli sbagliati: per primo urtando la suscettibilità di De Laurentiis, che ha Sarri sotto contratto ancora per due stagioni, e poi vendendo come aggirabile agli uomini di Abramovich la clausola del tecnico italiano. Quindi, punto e a capo. Con altri tentativi in giro per l’Europa proponendo Sarri tra Borussia Dortmund, Monaco e sperando nel ribaltone al Milan se non dovesse centrare il traguardo Coppa Italia o ingresso in Europa. Insomma, un fare scomposto che ha irrigidito ulteriormente De Laurentiis: niente sconti sugli 8 milioni di clausola in scadenza il 31 maggio prossimo e muro contro muro preparando alternative potenzialmente plausibili a Sarri, come quella di Giampaolo in Italia e di Paulo Fonseca (adesso allo Shaktar) all’estero.

Ma occhio alla possibile contromossa dell’allenatore toscano, fatta filtrare astutamente dal suo entourage alla vigilia di Napoli-Torino: aspettare la scadenza della clausola rescissoria e poi, dal primo giugno, dare le dimissioni per aggirare l’ostacolo e liberarsi per altri potenziali pretendenti con in testa ovviamente il Chelsea, ammesso che Conte venga davvero esonerato. Ma, a quel punto, potrebbe scattare la reazione finale di De Laurentiis: non accettare le dimissioni, tenere a libro paga l’allenatore fino a fine mercato, precludendogli ogni possibile via di fuga. O ancora, peggio: iniziare la stagione con Sarri e, al primo intoppo, licenziarlo. Ma questa sarebbe la punta dell’iceberg di una guerra appena cominciata. Che, alla fine, dopo tanti colpi di cannone, potrebbe anche portare alla pace, con il rinnovo del contratto o una risoluzione consensuale dello stesso.

Paolo Bargiggia

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2 comments

pedro 8 Maggio 2018 - 11:58

belle queste ipotesi. Ne faccio anche io qualcuna sulla giuventus.
Agnelli (inteso come clan di tipo mafioso) fa le solite pressioni per arrivare all’obiettivo minimo stagionale, se non fossero stati raggiunti, la ndrangheta, facente parte del CdA, avrebbe avuto da ridire.
In europa pero’ non funziona, visto che ci sono squadre piu’ forti, ma per l’opinione pubblica viene confezionato il pacchetto dell’insensibilita’. La giuve rimane l’unica squadra ‘potente’ che ha vinto solo due coppe campioni, entrambe in maniera non legittima (rigore su boniek inesistente; doping di agricola non condannato per prescrizione).
allegri viene criticato quando non vince ed osannato quando vince, il che crea non pochi problemi psicologici all’allenatore, quando si presenta in conferenza stampa e qualcuno ha il coraggio di uscire dalle voci (morbide) del coro.
higuain segna ed e’ determinante quanto un giovane simeone della viola o un lasagna dell’udinese, ma per fortuna i soldi per l’acquisto venivano fa sgravi fiscali regalati al clan agnelli, altrimenti si parlerebbe di fallimento.
dybala continua ad essere piu’ forte di cr7, a sentire i media pagati dal clan.
Intanto la festa per il 75esimo scudetto autoassegnato, e’ pronta: 5 minuti di contenuto entusiasmo per i tifosi che arriveranno da ogni paesello italiota. Poi a casa che il lunedi si torna in fabbrica a servizio del padrone…

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Michele 11 Maggio 2018 - 11:31

Sarri quando arrivò al Napoli non era di certo l’allenatore affermato di oggi, quindi a suo tempo quelle condizioni evidentemente erano il pegno da pagare per poter avere l’occasione di allenare una squadra di vertice. Detto ciò ritengo Sarri non ancora adatto a squadre seriamente candidate a traguardi importanti, sarebbe perfetto per squadre che debbano rilanciarsi e provare a vincere o qualificarsi in Europa per iniziare un ciclo (mi vengono in mente Arsenal e Milan)

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