Roma, 6 set – Il rotocalco turbomondialista “La Repubblica”, voce del padronato cosmopolita Disse il mio maestro, il compianto Costanzo Preve, che tra le prerogative della odierna “notte del mondo” (Hölderlin) si annovera anche la seguente: la nostra è la prima epoca in cui gli intellettuali sono più stupidi della gente comune. Aveva ragione, in effetti. Diagnosi spietata quanto pertinente. Potrete agevolmente far capire i drammi del mondialismo, del libero mercato, della deregolamentazione e delle altre nefandezze del nuovo ordine mondiale americanocentrico a un taxista e a un fruttivendolo, ma sarà opera asperrima fare intendere ciò a un intellettuale. Il quale deve sempre garantire il consenso all’ordine costituito, delegittimando en bloc tutto ciò che possa metterlo in discussione. Provare per credere. Provate a vedere i surreali dibattiti televisivi o i patinati convegni accademici: elogio salmodiante e senza tregua dell’Unione Europea, del one world unito sotto il segno del classismo e della alienazione, ecc.
Immaginate di avere dinanzi a voi il bardo cosmopolita Saviano, il Giove della privatizzazione Zucconi o il “pentito” Cacciari, che ha trasformato il fallimento della sua generazione sessantottina in fallimento metafisico di ogni progetto anticapitalistico (con conseguente riallineamento disincanto con il mondo così com’è). Disse ancora una volta Preve che gli intellettuali oggi sono come un banco di pesci che si muove compatto, seguendo le comode corretti del politicamente corretto, che è poi sempre hegelianamente un eticamente corrotto. La funzione del ceto intellettuale è garantire il consenso al rapporto di forza egemonico e, dunque, alla classe dominante liquido-finanziaria: facendo in modo che gli ultimi, anziché rivoltarsi, accettino di buon grado la propria servitù e siano financo disposti a battersi contro ogni eventuale processo di emancipazione reale.
Provare per credere, anche in questo caso. Si potrebbe addurre un mare magnum di esempi. Ne porto uno soltanto, recentissimo e adamantino. Che al grado massimo segnala l’avvenuta decadenza degli intellettuali, come appropriatamente la qualificava Bauman. “La Resistenza contro l’odio populista chiama in causa pure noi”. Così, senza perifrasi, sul rotocalco turbomondialista “La Repubblica”, voce del padronato cosmopolita il cui unico scopo è – quod demonstrandum erat – promuovere l’ebete adattamento degli ultimi alle proprie catene. Il titolo può così essere tradotto, decriptando l’usuale neolingua dei mercati deterritorializzati: schiavi della caverna platonica, combattete con solerzia contro chiunque voglia liberarvi. Amate la caverna, ché tutto il resto è peggio. E abbandonate senza indugi il sogno di un eventuale esodo.
Ogni qual volta si è tentato di uscire dalla caverna globalclassista – vanno ripetendo i padroni del discorso – si è prodotto il male sulla terra. Adeguatevi alla vostra miseria, dunque: con disincantata rassegnazione. E niente ritorni di fiamma utopica, per favore. Ordunque, tenete a mente queste parole: e avrete la chiave di accesso a ogni singolo articolo del rotocalco turbomondialista di cui sopra. Buona lettura, anche se un siffatto invito – lo so bene – può facilmente essere preso per una minaccia.
Diego Fusaro
"Amate le vostre catene". L'ordine del rotocalco turbomondialista "La Repubblica"
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1 commento
La favoletta del pci-pds-ds-pd “partito della cultura”!!!….. La “cultura”, o meglio, coloro che ne sono i sedicenti ” detentori” , sono esattamente come quelle signore/signorine che la notte passeggiano sotto i lampioni… Vanno con coloro che pagano!… Attualmente è la “sinistra”, purtroppo, che ha la possibilità di elargire stipendi & prebende, costruire avanzamenti &carriere indipendentemente dal merito; unico criterio richiesto è quello di essere coperti & allineati. Quindi è la “sinistra” la parte giusta. È il mondialismo la sirena da seguire!. Se, per ipotesi, “sinistra & mondialismo non potessero, o non volessero elargire più manco un copeco, la “cultura” ed i suoi ” dotti” esponenti cambierebbero sicuramente rotta…!… D’ altronde: “Finiti soldi… Finito amore!…”