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“Annibale Washington”, per gli amici “Denzel”: e la Tunisia giustamente protesta

by Alberto Celletti
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Annibale Washington

Roma, 12 dic – Il grande Annibale interpretato da Denzel Washington è l’ultima delle buffonate “by Netflix”. Dopo Cleopatra ed altre mirabili esempi che ci dà noia perfino recuperare. Dalla Tunisia, giustamente, non la prendono bene.

Annibale Washington, e la Tunisia “s’incazza”

Ora, è palese che nessuno possa dire niente contro il grande – sul serio – Denzel Washington, attore clamoroso che ha dipinto decenni di storia hollywoodiana. Altrettanto palese è quanto una carriera così brillante sia comunque macchiata da una pagliacciata come questa, ovvero Annibale, un bianco semita, che diventa per magia nero, come da tradizione netflixxiana. Per carità senza fare troppa retorica, visto che le eventuali posizioni politiche di Washington non hanno molto a che fare con la sua professione. Ma a tutto c’è un limite. E la Tunisia, giustamente, s’incazza. Concedeteci la parolaccia, perché è difficile dare torto al deputato tunisino Yassine Mami che su una questione evidentemente cruciale per l’identità della Tunisia stessa interroga il ministro degli affari culturali Hayet Ketat Guermazi direttamente in Parlamento: “Non abbiamo informazioni sul contenuto. C’è il rischio di falsificare la storia. Il Ministero dovrebbe prendere posizione sull’argomento.” Occorre “difendere l’identità tunisina” e ascoltare “le reazioni della società civile”.  Ci si scontra, certo, con la realtà. Molto triste, perché il ministro risponde: “È finzione, è un loro diritto. Annibale è un personaggio storico, anche se siamo tutti orgogliosi che sia tunisino… Cosa potremmo fare?”. Buttandola in modo abbastanza triste sull’utilitarismo puro: “Ciò che mi interessa è che girino anche solo una sequenza in Tunisia e che questa venga menzionata. Vogliamo che la Tunisia torni ad essere una piattaforma per il cinema straniero”.

A cosa dovrebbe servire?

La domanda è sempre la stessa. Netflix, Disney in passato (ma non più tanto nel futuro, considerati i flop dei film “Lgbt oriented“) cosa dovrebbero dimostrare? A parte una sterminata propaganda per dipingere un mondo che non esiste né è mai esistito nel passato, non c’è molto altro, a parte il ridicolo. Insistere in modo così estremo, praticamente su tutto, non solo può provocare reazioni di Paesi che giustamente si vedono offesi nella loro cultura (gli ultimi casi sono dell’Egitto per Cleopatra e la Tunisia per Annibale), ma anche cominciare a perdere punti perfino tra i più ostinati liberal progressisti. Che per carità, in maggioranza probabilmente non si smuoverà: quando fai parte di una “Chiesa” non lo fai nemmeno di fronte all’evidenza del ridicolo. Ma in certi casi qualcuno difficilmente potrà fare a meno di constatare quanto sia grottesca questa insistenza senza criterio e – permettetecelo – neanche strategia. Con “Annibale Washington” si è toccato l’ennesimo punto basso della propaganda liberal. Forse anche quello più stupido.

Alberto Celletti

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