Asti, 8 lug – E’ guerra aperta tra l’amministrazione di centro destra del comune di Asti e il campo nomadi cittadino. La giunta Rasero ha infatti annunciato il razionamento dell’acqua nella struttura, dal momento che i sinti accampati all’interno non ne vogliono proprio sapere di pagare le bollette di ciò che consumano.

Più di 600mila euro di morosità

Le morosità accumulate dai nomadi hanno sfondato il tetto delle 600mila euro. E allora, in Comune, si è provveduto a procedere come è prassi consolidata (e senza possibilità di appello) nella società civile: quando non paghi, ti tagliano il servizio. Stop ai privilegi,  quegli stessi privilegi che agli italiani più bisognosi e in emergenza non vengono mai concessi. “Oggi abbiamo provveduto al razionamento dell’acqua al campo sinti di via Guerra. Con un passivo di circa 634 mila euro di bollette non pagate, siamo i primi che fanno qualcosa di concreto per risolvere l’emorragia di soldi. La stessa misura sarà presa anche per gli altri. Si passerà da circa 36 mila metri cubi di acqua all’anno a poco più 2 mila metri cubi, con un risparmio (viste le nuove tariffe in vigore) di circa 100 mila euro all’anno”. Lo rende noto sui social il vice sindaco della città, Marcello Coppo (Fratelli d’Italia). “La procedura è molto semplice: l’elettrovalvola che è stata montata permette un’erogazione dell’acqua a fasce orarie e in più, nel caso venisse manomessa, interrompe completamente il flusso d’acqua. Stiamo provvedendo all’inserimento dei dati”, spiega Coppo. E conclude: “È un altro grande passo verso il nostro grande obiettivo, vale a dire la chiusura di questi campi nomadi”.

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

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