Roma, 19 nov – E’ stata appeso ad un filo il futuro di Banca Carige che, nei giorni scorsi, aveva visto allontanarsi la prospettiva per un aumento di capitale da 560 milioni di euro. Il confronto serrato tra i vertici delle banche del consorzio di garanzia – presieduto da Deutsche Bank, Credit Suisse e Barclays – e gli azionisti dell’istituto non aveva lasciato presagire alcun accordo. Le varie sedute di questa settimana si erano tutte concluse negativamente, mentre la procedura di risoluzione e la necessità di un nuovo intervento statale, sulla falsariga di quanto già visto con Mps e le due banche venete, si prospettavano nitide all’orizzonte.
La Consob venerdì scorso era arrivata addirittura a dover sospendere i titoli Carige in attesa di una eventuale soluzione che è poi giunta, un po’ a sorpresa, nella notte tra venerdì e sabato. Stando a quanto comunicato dallo stesso istituto saranno quindi Deutsche Bank, Credit Suisse e Barclays farsi carico dell’eventuale inoptato della ricapitalizzazione con i contratti di costituzione del consorzio di garanzia che sono stati firmati e che hanno sancito il salvataggio in extremis di Banca Carige.
L’istituto a questo punto si farà carico di provvedere ad integrare il prospetto informativo già depositato in Consob con l’auspicio di riuscire a far partire l’aumento di capitale entro la prossima settimana. La banca farà partire il periodo di esercizio dei diritti di opzione mercoledì 22 novembre, per concluderlo mercoledì 6 dicembre chiedendo una deroga rispetto al calendario di Borsa che indicherebbe quale data di inizio per l’esercizio dei diritti di opzione, lunedì 27 novembre. In una nota diffusa dall’istituto genovese si fa menzione del fatto che Banca Carige è entrata in trattativa esclusiva con il Credito Fondiario Spa per la cessione di un portafoglio di crediti in sofferenza pari a 1,2 miliardi di euro di valore lordo.
Dopo il dissanguamento di soldi pubblici che si sono resi necessari per salvare Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza il rischio di un nuovo intervento del governo si stava profilando all’orizzonte. Banca Carige paga lo scotto di una gestione ventennale dissennata conclusasi con la condanna dell’ex presidente Giovanni Berneschi a otto anni per aver truffato le assicurazioni del gruppo. Il cambio burrascoso di due amministratori delegati, piani industriali che sono finiti per essere smentiti e un lungo braccio di ferro con la Bce hanno condotto l’istituto genovese sull’orlo del baratro. Le promesse del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che ci aveva rassicurato mesi fa sulla sicurezza del sistema bancario italiano, si sono, per l’ennesima volta, dimostrate fallaci.
Giuseppe Maneggio