Posizione in via di principio corretta, quella di Befera. Esternazioni che tuttavia stridono con quanto lo stesso affermava ad inizio ottobre fa quando, intervistato da Giovanni Minoli in merito alle parole del Pd Stefano Fassina sull’esistenza di una vera e propria “evasione di sopravvivenza”, si lasciava andare ad laconico quanto realista «Penso di sì».
Ai pensieri di Befera non ha mancato di seguire il commento del titolare del ministero dell’Economia Fabrizio Saccomanni che ha sottolineato come «L’evasione fiscale ha effetti distorsivi sulla locazione delle risorse e interferisce con il corretto funzionamento della concorrenza nel mercato» e, inoltre «Riduce la possibilità di conseguire attraverso il sistema tributario obiettivi di equità orizzontale e verticale».
Principi anche questa volta del tutto condivisibili. Non fosse che qualsiasi spirale che si vuole virtuosa di riduzione della pressione fiscale che abbia come obiettivo quello di ridurre anche l’evasione si scontra sempre con la realtà. Non è lontana nel tempo la scelta, fatta dal governo Monti, di non destinare i provvedimenti della lotta all’evasione alla riduzione del cuneo fiscale ma di utilizzarli per tappare i buchi di un bilancio dello Stato sempre più in bilico. Anche di recente è tutta ancora da vedersi la possibilità, ventilata da più parti, di introdurre degli automatismi per agganciare risparmi di spesa ed interventi concreti sul fisco.
Filippo Burla