Milano, 11 dic – Milano non è Varsavia, l’Italia non è la Polonia. E fino a qualche tempo fa avremmo detto anche “per fortuna”, ritenendo la nostra nazione culturalmente, socialmente, politicamente più avanzata di quella esteuropea. Ci volevano le coppe europee per dimostrare il contrario.
Mentre alcuni tifosi della Lazio – i residui della maxi-retata di 150 persone prese più o meno a caso per le vie di Varsavia – continuano a restare nelle galere polacche in condizioni ottocentesche, a Milano sbarcano infatti 300 tifosi dell’Ajax completamente ubriachi, che gironzolano indisturbati per il centro della città tirando lattine e bottiglie contro negozi e passanti, sfondando vetrine e facendo il bello e il cattivo tempo. Da parte delle forze dell’ordine nulla più che qualche carica di alleggerimento per impedire a un gruppo di fare irruzione nel Milan Point di piazza San Fedele.
Beninteso, nessuna invocazione alla repressione selvaggia: il trattamento che è stato giustamente ritenuto scandaloso nei confronti degli italiani in Polonia non deve essere compensato con retate indiscriminate qui in casa nostra. Resta però l’impressione di una duplice caduta della reputazione internazionale italiana. Oggi l’Italia è il Paese dove chiunque può arrivare e atteggiarsi a padrone e nello stesso tempo l’italiano, nel mondo, e colui nei cui confronti tutto è lecito.
Non contiamo nulla. Contiamo meno di nulla. A ogni livello.
Giorgio Nigra