Firenze, 23 lug – Vanno da pochi mesi fino a 9 anni e 10 mesi le condanne per i 28 anarchici del processo di Firenze. Le ha decise ieri il tribunale del capoluogo toscano dopo nove ore di camera di consiglio. Gli imputati erano accusati a vario titolo di alcuni gravi episodi tra cui il tentato omicidio, poi riqualificato in lesioni personali gravissime, dell’artificiere della polizia Mario Vece, che perse l’occhio in seguito all’esplosione dell’ordigno posizionato la notte di Capodanno del 2017 davanti alla libreria Il Bargello di Firenze, vicina a CasaPound.
Le condanne
Tre dei quattro anarchici accusati della menomazione permanente all’occhio di Vece sono stati condannati, quindi, per lesioni personali gravissime: 9 anni e 6 mesi a Pierloreto Fallanca, 9 anni 10 mesi e 15 giorni a Giovanni Ghezzi e 9 anni a Salvatore Vespertino, l’anarchico di 32 anni il cui dna fu trovato su un pezzetto di nastro isolante all’interno della bomba. Assolto per non aver commesso il fatto Nicola Almerigogna, condannato a 2 anni e 15 giorni di reclusione per associazione a delinquere e manifestazione non preavvisata.
I risarcimenti
Fallanca, Ghezzi e Vespertino dovranno versare 70mila euro di risarcimento in favore dell’artificiere. I giudici hanno deciso che l’entità complessiva del danno verrà poi quantificata dalle parti davanti al giudice civile. Per quanto riguarda le altre parti civili, è stato disposto un risarcimento di 3.000 euro verso CasaPound, 5.000 euro per il sindacato di polizia Siulp, 10.000 euro verso ministero dell’Interno e della Difesa e 5.000 euro in favore dell’associazione culturale Il Bargello. All’uscita dall’aula il difensore dell’artificiere avv. Federico Bagattini ha espresso “Ampia soddisfazione per il tenore della sentenza di condanna e un ringraziamento particolare da parte mia e del mio assistito alle forze dell’ordine per il lavoro svolto che è stato di eccellente qualità, consentendo di individuare gli autori di così gravi delitti”.
La cabina elettrica
Per le altre 25 persone imputate nel processo, i reati contestati vanno dalle lesioni gravissime al danneggiamento, dalla resistenza all’associazione a delinquere. Secondo quanto stabilito dalla procura, la bomba al Bargello fu il culmine di una serie di azioni (tra cui, ricordiamo, l’assalto alla vecchia sede della libreria quando 21 persone incappucciate, armati di mattoni, bombe carta, spranghe e bastoni avevano causato il ferimento di una ragazza) che il gruppo anarchico compiva per “marcare il territorio e riaffermare la propria presenza in città”, come aveva riferito Focardi in sede processuale.
Cristina Gauri
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