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Caso Donnarumma, sventato il colpo Juve (per ora)

by Paolo Bargiggia
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Roma, 19 dic – Momentaneamente più forte sulla vicenda Donnarumma che sul campo, dove invece imbarca acqua da tutte le parti: fin qui il Milan è riuscito a respingere il doppio assalto portato dalla Juve e da Mino Raiola per scippargli l’erede di Buffon. Una manovra in verità un po’ grossolana, con quella richiesta di invalidare il contratto spedita dai legali di Raiola e del giocatore (l’avvocato Rigo) per la “violenza” psicologica e le pressioni subite da Donnarumma in estate all’atto del rinnovo fino al 2022 e ingaggio portato a 6 milioni e mezzo netti a stagione più il milione a campionato per il fratello Antonio. Manovra grossolana e incompleta perché era abbastanza facile prevedere che la società avrebbe alzato il muro, nonostante le criticità finanziarie e le conseguenti difficoltà. Oltretutto, la “pressione psicologica” non è certo facile da dimostrare e, realisticamente, nemmeno rispondente al vero.

Una manovra a metà insomma, perché non risulta nemmeno che i legali del giocatore abbiano depositato un ricorso con le richieste di annullamento del contratto presso le sedi competenti. Ma una manovra che dimostra una cosa, forse sfuggita ai più: La Juve spinge su Donnarumma, prova a prenderlo però a cifre di saldo, sfruttando le criticità del Milan cinese. Il piano prevederebbe anche l’eventuale contropartita tecnica di Sczesny, ingaggiato in estate con contratto quadriennale per aprire il dopo Buffon. Ma, storicamente e per prestigio, la Juve vorrebbe continuare ad avere tra i pali il portiere della Nazionale italiana.

PATTO TRA JUVE E RAIOLA – Un patto, quello tra il club bianconero e il potente Mino Raiola, che continua ad essere particolarmente vivo. Qualcuno in verità aveva pensato che i 27 milioni di commissione guadagnati da Raiola tra l’arrivo in bianconero e la successiva cessione di Pogba al Manchester United avessero infastidito la Juve; niente di più sbagliato visto che in estate il club di Andrea Agnelli si è rivolto ancora a Raiola per ingaggiare il francese Matuidi dal Paris St Germain, suo assistito. Insomma, con la minaccia di annullare il contratto appena rinnovato e la pressione per i risultati e i conti che non tornano (la zona Champions al momento è un miraggio), la Juve e Raiola hanno tentato il colpo per cercare di portare via Gigio dal Milan a una cifra da mercatino dell’usato: tra i 20 e i 30 milioni a mo’ di indennizzo. Subito a gennaio o più verosimilmente in estate. Il carico da novanta per accendere la tempesta perfetta, Raiola l’ha messo veicolando alla stampa affamata di tutto quanto fa calciomercato, che su Donnarumma è piombato il Paris St. Germain, pronto ad offrirgli un ingaggio da 12 milioni a stagione. In pratica, il doppio di quello che il diciannovenne prende attualmente al Milan. Per un’operazione del genere, se andasse in porto, il famelico agente incasserebbe una commissione da almeno 20 milioni di euro. Per il momento è stato respinto, ma ha comunque creato la situazione per portare via Donnarumma in estate. Solo che, se non ci saranno soprese, non certo a condizioni da saldo come avrebbe voluto per far salire i suoi compensi milionari.

LA GUERRA A MIRABELLI – Ma sul futuro del portiere lontano da Milano a fine stagione, c’è da scommetterci. Però in estate il Milan conta di poter fare lui il prezzo, scatenare un’asta sul mercato europeo ed evitare il passaggio di Donnarumma alla Juve, mal disposta ad investire cifre troppo alte per un portiere, seppur il Migliore. Ci sono poi due questioni fondamentali per leggere al meglio questa vicenda. Raiola ha incassato il colpo facendo dichiarazioni al veleno sul direttore sportivo Mirabelli, fatto passare per la causa di tutti i mali che stanno accompagnano la vicenda Donnarumma. Nei fatti non è così, perché sulle scelte strategiche, Mirabelli si è sempre mosso secondo quanto gli veniva indicato dalla proprietà e da Fassone. Solo che, fin qui, ha peccato di lesa maestà, mettendosi di traverso a certe operazioni e all’arrivo di giocatori che Raiola avrebbe vorrebbe portare in rossonero. E per uno come lui, abituato a dettare le regole in casa d’altri, il tema diventa altamente fastidioso. Per il momento Mirabelli gode della fiducia di Fassone, anche se Raiola sta cercando di dividere i due, facendo terra bruciata intorno al direttore sportivo con dichiarazioni di grande rispetto professionale per l’amministratore delegato Fassone. Come sempre, visto che tra Raiola e Mirabelli, il potente di turno è il primo, buona parte della stampa sportiva si sta schierando contro il secondo.

IL GIALLO DELLA CLAUSOLA RESCISSORIA – Per mischiare ulteriormente le acque e confondere le idee, è stato anche fatto trapelare da ambienti vicini a Raiola che, colpevolmente, il Milan non avrebbe sottoscritto e depositato in Lega le due scritture che prevedevano una clausola rescissoria stabilita, per cedere eventualmente Donnarumma: 70 milioni in caso di qualificazione Champions e 40 in caso contrario. La verità è che non esisterebbe niente di scritto e di controfirmato tra le parti che preveda questa ipotesi. Questo perché, nel corso dell’estate rovente con la feroce trattativa tra le parti per il rinnovo del contratto, i legali della due parti avevano innescato un ostinato braccio di ferro per far vedere chi era il più forte: da una parte l’avvocato Rigo, storico legale di Raiola, e dall’altra i legali del Milan e sullo sfondo la consulenza dell’avvocato Mattia Grassani, esperto di diritto sportivo, in parallelo all’accantonamento della storico legale rossonero Lendro Cantamessa. Insomma, una guerra per far vedere chi aveva più attributi e nemmeno una riga scritta per impostare il futuro di Donnarumma. Il solo che ci ha messo la firma ma sul contratto da nababbo e non su inesistenti scritture che prevedessero clausole rescissorie.

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Paolo Bargiggia

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