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Ci mancava solo la “Giornata per le vittime del colonialismo italiano”

by Michele Iozzino
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Roma, 17 ott – Una legge per istituire la “Giornata della memoria per le vittime del colonialismo italiano”, è questa la proposta dell’ex presidente della Camera e ora deputata per il Partito Democratico Laura Boldrini. Insieme a lei, anche Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, Fabrizio Ricciardi per il Movimento 5 Stelle. A sostenere il tutto anche Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale Anpi.

Una legge per istituire la “Giornata della memoria per le vittime del colonialismo italiano”

Descrivere tutto ciò come l’ennesima prova di una sinistra alienata dalla realtà che ci circonda e che si perde in battaglie di retrovia, per quanto vero, sarebbe riduttivo. Il disegno di legge è un vecchio tarlo del mondo progressista. Un primo tentativo era stato compiuto già nel lontano 2006, mentre più recentemente c’era stata la sortita a livello locale. Il 13 febbraio di quest’anno il comune di Bologna, guidato dal sindaco Matteo Lepore, ha accolta una mozione presentata sempre dai consiglieri del Partito Democratico per istituire appunto una “Giornata della memoria per le vittime del colonialismo italiano”. La data prescelta di tutte queste iniziative è il 19 febbraio, giorno della cosiddetta “strage di Addis Adeba”. Una data che non è neutrale almeno per due motivi: uno contingente, l’altro storico. Il primo è la vicinanza con un’altra ricorrenza, ovvero il Giorno del Ricordo istituito nel 2004. La sinistra ha spesso cercato di minimizzare se non addirittura negare l’importanza della tragedia delle Foibe e dell’Esodo giuliano-dalmata, l’istituzione di un’altra giornata a nove giorni di distanza potrebbe avere lo scopo di diminuire l’attenzione verso la prima e creare una sorta di antagonismo. Per quanto infondata, una delle strategie retoriche più usata da revisionista delle Foibe è quella di giustificare le azioni dei partigiani titini è quella di mettere in cattiva luce gli italiani, i quali in qualche modo si sarebbero “meritati” la reazione slava. Una narrazione colpevolizzante e anti-italiana che verrebbe addirittura esacerbata da una “Giornata della memoria per le vittime del colonialismo italiano”.

Il secondo motivo è di ordine storico e tradisce ancor di più la natura ideologica dell’iniziativa. Quella che viene definita “strage di Addis Adeba” è la reazione italiana al tentativo di attentato all’allora viceré Rodolfo Graziani nel 1937, attentato esplosivo che causò sette morti e più di cinquanta feriti, tra cui lo stesso Graziani. In diverse fonti relative alla proposta di legge si riporta come conseguenza dell’attacco il numero di 20.000 etiopi uccisi dalla repressione italiana, proseguita poi come formale rappresaglia militare. Numeri a dir poco ingigantiti e che riprendono acriticamente la versione dei fatti da parte degli etiopi. A maggior ragione se pensiamo che anche uno storico controverso e apertamente critico dell’avventura coloniale italiana come Angelo Del Bocca parla di circa 3.000 morti. Cifre comunque al rialzo rispetto alla stampa dell’epoca, con i giornali francesi e americani che stimavano a circa la metà le vittime e le autorità italiane che le attestavano a un migliaio o meno. Numeri che appaiono ancora meno significativi se contestualizzati all’epoca e al luogo, basti pensare che il precedente regime di Hailè Selassiè causò la morte di più di due milioni di etiopi.

Cancel culture in salsa italiana

Insomma, fin da subito la proposta di legge sembra appoggiarsi sulla malafede politica e su una ricostruzione storica a dir poco posticcia. La cosa ancora più preoccupante è la volontà dietro tutto questo, che ci riporta alla mente le genuflessioni e gli auto-flagellamenti della cancel culture, questa volta in salsa italiana. L’idea degli “italiani brava gente” diventa così un mito da voler demolire, anche a costo di falsificazioni e distorsioni. Si vuole distruggere un pezzo dell’identità italiana e di rimando di identità europea, così da rendere il colonialismo il peccato oscuro da cui derivano i mali dell’oggi. Con la postilla che l’immigrazionismo e la scomparsa della nostra particolarità siano per questo motivo “giustificati”.

Michele Iozzino

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