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Colloquio Cottarelli-Mattarella. Riprende piede l'ipotesi governo giallo-verde

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 30 mag – Come in una serie tv americana, dove si spettacolarizzano tattiche e strategie della politica, in un crescendo di colpi di scena, il Quirinale è diventato un porto di mare, con premier incaricati che vanno e vengono. Ieri il super tecnico Carlo Cottarelli avrebbe dovuto ufficializzare, d’accordo con il presidente della Repubblica, la lista dei ministri… invece è salito e sceso dal Colle senza ministri e rimandando tutto a oggi. Stamattina però Mr. spending review ha incontrato Sergio Mattarella per un “colloquio informale” e poi, senza rilasciare dichiarazioni, è tornato nella sua stanza alla Camera. Quindi l’ipotesi governo tecnico resta appesa alle dichiarazioni ufficiali che arriveranno nelle prossime ore (è l’auspicio) o nei prossimi giorni.
Ma intanto vale la pena ricostruire la giornata di ieri. Dopo che Cottarelli è andato via dal Quirinale passando dal retro per non incontrare la stampa, in un attimo si sono scatenati gli scenaristi: “Cottarelli rinuncia”, “Il governo non si fa, resta Gentiloni per portarci al voto a fine luglio”. Tra le tante ipotesi, quella che però ha preso piede più concretamente è che potrebbe tornare in ballo un governo giallo-verde.
Sì perché mentre il fantomatico spread schizzava sopra i 300 punti base, non curante della mossa di Mattarella per tranquillizzare i mercati e regalando una vittoria politica a Lega e 5 Stelle, mentre il commissario Ue al Bilancio Günther Oettinger serviva l’assist perfetto con la sua uscita – “I mercati insegneranno agli italiani a votare” – condannata persino dai “lealisti” del Pd (che intanto annunciavano che si sarebbero astenuti sulla fiducia al governo tecnico), proprio Matteo Salvini e Luigi Di Maio, ognuno a modo suo, sono ripartiti alla carica con quello che sarebbe l’unico governo politico espressione di una maggioranza parlamentare, espressione a sua volta del mandato elettorale.
Mentre quindi anche il Pd si affrettava a unirsi al coro del “voto subito”, tanto che è spuntata la data del 29 luglio – quando Cottarelli soltanto poche ore prima aveva dichiarato che senza fiducia si sarebbe votato dopo agosto – , Mr. spending review lascia il Colle senza dire niente, ma subito una nota quirinalizia conferma che l’uomo del Fondo monetario sarebbe tornato oggi da Mattarella.
La novità politica però è che Di Maio rinuncia all’impeachment del Presidente e anzi si dice “pronto a collaborare con Mattarella per risolvere la crisi di governo”. A fine giornata anche il leader della Lega frena sul voto estivo, e non esclude di tornare a trattare per un governo giallo-verde. Anche se le sue parole lasciano intendere che a Palazzo Chigi potrebbe andarci anche dopo le urne: “Io non mollo al governo del Paese ci andiamo. Dovremo aspettare un mese, tre, ma ci andremo“.
In tutto questo, a fine giornata si consuma anche un altro mini-colpo di scena: la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni cambia posizione e annuncia il suo appoggio a un governo giallo-verde: “Il Paese è sotto attacco in questo momento. Noi siamo stati critici sul governo Lega-M5S ma adesso siamo pronti a sostenerlo“. In un appello a Mattarella, la Meloni dice: “Siamo anche disponibili a rafforzare quella maggioranza con Fratelli d’Italia, perché crediamo che bisogna fare tutto quello che c’è da fare in questo momento per tirare fuori l’Italia dalla situazione di caos nella quale rischia di gettarsi. Presidente, ci rifletta perché non avremo molto altro tempo”.
La crisi istituzionale aperta dal “niet” del Colle al professor Paolo Savona come ministro dell’Economia e più in generale il veto tutto politico di Mattarella contro il programma di governo di Lega e 5 Stelle, ora ha più sbocchi. Ma la posizione del Quirinale si fa sempre più scomoda, perché la mobilitazione della sinistra in difesa della Costituzione sotto attacco di grillini e leghisti ora è più che mai inutile: i 5 Stelle hanno ritirato l’impeachment e pure il Pd si è smarcato, perché difendere il Colle da soli contro tutti comprometterebbe ancora di più la già critica situazione del partito. Prima o poi, insomma, salvo cataclismi imprevedibili, il vecchio diccì di sinistra Mattarella dovrà obtorto collo far nascere un governo giallo-verde o di centrodestra (che con la Lega sopra il 25% potrebbe avere il premio di maggioranza). Tutta colpa dello spread, “insensibile” alle sue mosse pro-mercati.
Adolfo Spezzaferro

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