Roma, 4 apr – Il decreto Crescita e soprattutto i rimborsi ai risparmiatori truffati dalle banche arrivano in Consiglio dei ministri in un momento delicato per il governo Lega-M5S, con il ministro dell’Economia Giovanni Tria nel mirino. A sbloccare l’impasse è stato il premier Giuseppe Conte, evitando così un rinvio. Alla fine le norme sui rimborsi potrebbero non essere inserite nel dl Crescita ed essere lasciate ai decreti attuativi. Intanto, però, è in atto un braccio di ferro su ogni provvedimento. Non solo i rimborsi bancari: è scontro anche su Alitalia e la scelta di accelerare i lavori dei privati proprietari di beni tutelati. Il M5S del vicepremier Luigi Di Maio opta per una tregua armata nei confronti di Tria, ma la fiducia è compromessa: il titolare del Mef è chiaramente un ostacolo (il decreto per i rimborsi è “parcheggiato” sulla sua scrivania da troppo tempo). I pentastellati fanno sapere di aver “congelato” per adesso l’interrogazione annunciata contro la consigliera del ministro Claudia Bugno. Ma il titolare del Tesoro è su tutte le furie per attacchi che sulle pagine del Corriere della sera ha definito “spazzatura” e un tentativo di “intimidazione”.
Parole pesanti, tanto che dall’opposizione Pd e Fi hanno chiesto al ministro di riferire in Parlamento. Conte dal canto suo ha invitato “tutti i ministri” a “stare tranquilli” e “lavorare”, assicurando che “non c’è nessuna dimissione o richiesta di dimissioni”. Di Maio ha confermato. Tria ha avvertito che la sua cacciata avrebbe ipercussioni sui mercati. “Se ognuno fa il suo dovere non deve temere niente“, ha tagliato corto il vicepremier Matteo Salvini, che ha difeso Tria.
Sarà tregua armata in Cdm?
Fonti del governo, rispetto al Cdm previsto nel pomeriggio a Palazzo Chigi, riferiscono di un’intesa raggiunta sui rimborsi per i risparmiatori truffati: verrà inserita una norma nel decreto crescita, cui seguirà a stretto giro un decreto attuativo del ministero dell’Economia, con un meccanismo per dare una sorta di scudo ai funzionari del Mef rispetto al rischio di ricorsi alla Corte dei conti per danno erariale. Ma ieri in serata il ministro pentastellato Riccardo Fraccaro ha affermato invece che “in Cdm non ci saranno nuove norme“. E fonti pentastellate hanno spiegato di essere in disaccordo con i testi che via XX Settembre dice di aver inviato martedì sera a Palazzo Chigi, perché restringerebbero – per andare incontro alle obiezioni Ue – le maglie definite con la manovra. C’è “l’automatico e immediato ristoro di chi ha investito fino a euro”, ha rivendicato la Lega. Conte ci mette la faccia, come si suol dire. Dopo il Cdm le restituzioni partiranno, “mi impegno personalmente”. Il governo – assicura – va avanti: “Non ci sono alternative, se lavoriamo nell’interesse del Paese”.
In stand by il decreto Sblocca cantieri
Dalla Lega spiegano che è ancora in stand by il decreto Sblocca cantieri, formalmente approvato “salvo intese” due settimane fa. Mentre il M5S preme per inserire nel decreto crescita alcune norme, a partire dalla norma per convertire il prestito ponte di Alitalia in equity e consentire eventualmente allo Stato di entrare nella newco. In preconsiglio il ministero di Di Maio spinge, il ministero del Tesoro frena: niente intesa. Il problema è che, al netto di tutte le obiezioni in seno alla maggioranza, il decreto Crescita rischia di trasformarsi in una “manovrina”. Non proprio l’ideale per il Documento di economia e finanza, che Conte annuncia il 9 aprile.
L’offerta del M5S: alla Lega il successore di Tria
Anche se Di Maio e i suoi rassicurano tutti dicendo che con Tria è tutto apposto, in verità stanno semplicemente aspettando il voto delle Europee: all’indomani del 26 maggio, il ministro può andare tranquillamente a casa. E a quel punto – è l’offerta del M5S all’alleato – “Se Salvini vuole si può anche prendere il Tesoro. Scegliesse lui chi mandarci. Almeno così ci leviamo Tria di torno”. Sono queste le parole che girano in ambienti pentastellati in questi giorni. Obiettivo: salvare il governo (e le poltrone dei 5 Stelle).
Adolfo Spezzaferro