Roma, 16 lug – A poche settimane dall’insediamento e coadiuvato anche dalla sequenza di diapositive a corroborare la modernità del piglio adottato, Matteo Renzi, fra le altre cose, prometteva lo sblocco dei pagamenti della pubblica amministrazione. L’annoso problema che il ministero dell’economia si porta dietro da più legislature veniva affrontato di petto. Il pagamento dei calcolati 68 miliardi doveva avvenire entro luglio.
Correva il 12 marzo. Tempo meno di trenta giorni -siamo alla fine dello stesso mese- scompare l’indicazione dell’ammontare, rimanendo solo la generica scadenza estiva. Arrivati a metà maggio, la musica cambia ancora. In un’intervista al Mattino di Napoli il premier estende il termine temporale, protraendolo al 21 settembre. Non un giorno di più, non un giorno di meno.
Arriviamo così a luglio, cioè alla scadenza prima data promessa e successivamente ritrattata. Facendo, nel frattempo, avviare una procedura d’infrazione da parte della Commissione Ue nei nostri confronti. In un’audizione al parlamento il ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco, nel fare il punto della situazione non lascia spazio alla dialettica comunicativa spiegando, con riferimento all’ammontare del debito: «L’ultima relazione sul 2013 stimava i debiti a 75 miliardi e qui appunto con alcune decine di miliardi anomali». In altre parole, significa che ancora non vi è unanimità di vedute su quanto sia la totalità di arretrato ancora da pagare. Una mappatura avrebbe, per inciso, dovuto essere il presupposto per qualsiasi decisione da intraprendere.
Al di là dei calcoli sulla mole di debito ancora in gioco va rilevata un’ulteriore problematica, questa volta con riferimento alle tempistiche. Continua infatti lo stesso Franco: «A fine giugno sono stati pagati 26 miliardi e altri 30 sono stati resi disponibili», specificando che questi ultimi 30 «possono essere pagati quest’anno». La scadenza implicita è, quindi, contabilmente il 31 dicembre. A meno di repentine accelerazioni, risulterebbe oltremodo difficile recuperare in due mesi una somma superiore a quella che ha richiesto circa metà anno per essere erogata. Con buona pace della data-limite del 21 settembre, destinata con ogni probabilità anch’essa a venir abbondantemente superata.
Filippo Burla