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Elezioni Europee: Speakers’ Corner degli euroillusi

by Salvatore Recupero
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SpeakersCornerRoma, 12 mag – “Domenica 25 maggio dalle ore sette alle ventitré si vota per rinnovare il Parlamento europeo. Votare è diritto ma anche un dovere civico”… Questo spot elettorale sta martellando i nostri timpani da giorni. In realtà pochissimi sanno bene cosa può fare un parlamentare europeo. Però una certezza ce l’abbiamo: chiunque vincerà andrà a Strasburgo a battere i pugni sul tavolo. Beppe Grillo straccerà in faccia alla Merkel il Fiscal Compact. Renzi chiederà carta bianca con cui potrà prendersi cura della sua igiene intima. E Berlusconi sguinzaglierà Dudù contro i burocrati della Commissione Europea.

Tutti affermano che la Germania si è arricchita e l’Italia è diventata più povera dopo l’introduzione della moneta unica. Gli europeisti sostengono che è colpa nostra perché non siamo troppo diligenti a pagare le tasse e pretendiamo di avere più di quello che ci spetta. Dall’altra parte si afferma che siamo stati raggirati.

Non c’è un’attenta disamina su ciò che andava fatto. Attenzione c’è anche chi fa un discorso più articolato. Ma in campagna elettorale vincono gli slogan, non i programmi. Manca però nei dibattiti una semplice domanda: quali sono le competenze, i poteri del Parlamento Europeo? Insomma, cosa può fare il candidato che eleggiamo? Il sito ufficiale dell’assemblea di Strasburgo ci dice che: “Negli ultimi decenni il Parlamento europeo ha costantemente acquisito maggiori poteri, e ora agisce in qualità di colegislatore in quasi tutti i settori del diritto dell’Unione. Insieme al Consiglio, il Parlamento approva o modifica le proposte presentate dalla Commissione. Il Parlamento inoltre controlla l’operato della Commissione e adotta il bilancio dell’Unione europea”.  La verità è un’altra. Le principali funzioni del Parlamento Europeo sono: l’esercizio del controllo politico sull’operato della Commissione tramite interrogazioni scritte e orali e lo strumento della mozione di censura; l’esame delle proposte legislative della Commissione (assieme al Consiglio dell’Unione europea, nell’ambito della procedura legislativa ordinaria); l’approvazione del bilancio annuale dell’Unione, insieme al Consiglio dell’Unione europea. Questo Palmento che eleggeremo non ha potere legislativo. Al massimo dopo il Trattato di Lisbona può avere potere di codecisione in alcune materie, ed esprimere il voto di fiducia nei confronti della Commissione Europea.

Il voto del 25 maggio non cambierà l’Europa. Solo gli stati membri hanno il potere di farlo. Grillo non potrà andare dalla Merkel. Anche perché, essendo a dieta da tempo, è molto nervosa.

Se pensiamo di voltar pagina grazie a queste elezioni siamo su un binario morto. Il Parlamento Europeo, sic stantibus rebus, è un po’ come lo Speakers’ Corner di Hide Park a Londra. Lì qualsiasi persona può presentarsi senza essere annunciata e parlare su qualsiasi argomento desideri. Vox clamantis in deserto. Il ruolo dell’Italia deve semmai crescere nel Consiglio d’Europa o nella Commissione Europea.

Prima di questo, però, dobbiamo fare i conti con noi stessi. È colpa dell’euro se abbiamo permesso l’attacco competitivo che inizia nei primi anni ‘90 smantellando le partecipazioni statali? Chi ha permesso da diversi anni l’acquisizione di gran parte del nostro made in Italy, ora in mani estere, dalla moda all’alimentare? Solo dal 2008 al 2012 sono stati registrati 437 passaggi di proprietà dall’Italia all’estero: i gruppi stranieri hanno speso circa 55 miliardi di euro per ottenere i marchi italiani. Eppure solo alla fine degli anni ‘80 si contavano nel centro nord ben 60 distretti industriali principali, dell’ingegneria o dell’elettronica, dell’abbigliamento e delle calzature, delle piastrelle e delle macchine utensili. Renzi vuole cambiare verso. Bene, può cominciare da qui. Se ne è capace. Insomma qui o si fa l’Italia o si muore. Prima di fare gli europei, cominciamo a fare gli italiani.

Salvatore Recupero

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