Roma, 17 dic – Gli Stati esteri potranno acquistare immobili del Demanio statale, compresi quelli appartenenti alla Difesa e ai Beni culturali: questo è quanto prevede un emendamento alla manovra finanziaria presentato dal Pd in Commissione bilancio. La norma, secondo i depositari, rientra nel programma di dismissioni immobiliari dello Stato già avviato con la finanziaria del 2005.
Il testo del decreto, nello specifico prevede che “nel caso di cessione diretta di un bene immobile dello Stato ad uno Stato estero l’agenzia del demanio è autorizzata a cedere il bene con decreto del presidente del consiglio dei ministri, su proposta del ministro degli affari esteri e dell’amministrazione che ha in consegna il bene stesso, di concerto con il ministero dell’Economia e, nell’ipotesi si tratti di immobili appartenenti al Demanio culturale e fermo restando quanto previsto dal Codice dei beni culturali e del paesaggio, con il ministro dei beni culturali e del turismo“.
I proventi delle vendite realizzati finiranno direttamente nelle casse del ministero che ha ceduto il bene e serviranno per espletare il corretto funzionamento dello stesso. Gli stessi proventi potranno altresì essere utilizzati per investimenti di altra natura. In ogni caso l’autorizzazione alla cessione dovrà essere avallata dalla Corte dei Conti in maniera preventiva.
L’emendamento presentato dal Pd fa parte di un pacchetto di sette presentati alla manovra dell’Esecutivo. Tra gli altri segnaliamo l’arresto per chi entra nei cantieri Tap (Trans Adriatic Pipeline) per la realizzazione del gasdotto nel Salento.
L’aria di smobilitazione, in scadenza di legislatura, pare stia facendo fare al governo le peggiori scelte ai danni del Paese. Nello specifico di fronte all’emendamento sulla dismissione degli immobili si ha la chiara sensazione di trovarsi di fronte alla più classica delle svendite – il “fuori tutto” – che accompagna nel commercio la chiusura di un’attività. Il già tristemente noto programma di dismissioni immobiliari avviato nel 2005 non solo ha permesso al Demanio di raccogliere briciole ma ha in nuce l’assurdità di dover poi pagare degli affitti a dei privati e prossimamente a degli Stati esteri.
Uno dei tanti esempi che possiamo mettere sul piatto è rappresentato dall’immobile dell’Agenzia delle Entrate di Milano di via Manin. Venne costruito dal Genio Civile tra il 1930 e il 1935, in collaborazione con Eugenio Marelli, per ospitare gli Uffici Finanziari dello Stato. È un’opera monumentale con interni in marmo che ancora oggi rientra tra i beni culturali della Regione Lombardia. Nell’ottica di quel piano di dismissioni fu ceduto a privati, ma già all’epoca la facciata del palazzo era fatiscente. Non solo il Demanio non ha ricavato alcuna plusvalenza, ma continua a pagare un affitto a dei privati che ad oggi non hanno investito nulla per recuperare il bene.
Giuseppe Maneggio
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