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Energia e Pil: perché facciamo peggio degli altri?

by Francesco Meneguzzo
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figura 1Roma, 21 set – Prima di tutto, una piccola ma significativa nota metodologica che ci fa piacere riferire. Da quasi un anno, ormai, pubblichiamo con cadenza mensile un rapporto che pretende di mettere il relazione i consumi energetici e il prodotto interno lordo nazionale, come direttamente esplicitato nell’ultimo di questi articoli. Ebbene, poche settimane fa il prestigioso portale di analisi economiche e politiche americano ZeroHedge, commentando il rallentamento dell’economia cinese, esordisce così (traduzione libera dall’inglese): “Per quanto riguarda i dati economici cinesi (e, se è per questo, di qualsiasi altro paese, in questa epoca di notizie fabbricate e pianificate dal centro), c’è il Pil e poi c’è la realtà. E come ha ammesso lo stesso attuale premier cinese, non c’è indicatore più accurato della crescita reale cinese, al di là delle stupidaggini, che la domanda elettrica mensile cinese”.

Più chiaro di così… e crediamo che sia una bella soddisfazione anche per i lettori di queste colonne.

Figura 1bis -elettricitàVeniamo allora al quadro che emerge dello stato dell’economia italiana in base ai consumi elettrici aggiornati ad agosto 2014, come sempre su dati del GME. La situazione è evidentemente sconfortante: i consumi elettrici dell’ultimo mese sono stati di gran lunga i più bassi di sempre, anche se confrontati con gli analoghi dati dei mesi di agosto degli anni precedenti: una caduta senza fine che, soltanto dal 2008 a oggi, in sei anni, ha raggiunto il 15%, mentre rispetto allo scorso anno la diminuzione è stata del 4,6%. Considerando il peso dei consumi domestici e “turistici” in questo mese, è abbastanza ovvio concludere che sia le famiglie sia il comparto turistico se la passano sempre peggio.

Pur senza mostrare i grafici (fino a giugno 2014 disponibili qui), è bene sapere che anche i consumi di carburante continuano a crollare: rispetto ad agosto 2013, -4,8% per la benzina e -3% per il gasolio da autotrazione. In altre parole, l’economia italiana si è effettivamente contratta almeno del 4% tra il 2013 e il 2014, questo il dato reale che emerge.

Figura 3Questa volta, facciamo un confronto con le altre due economie continentali più dirette concorrenti: Francia e Germania.

Il confronto dei consumi elettrici annuali, da fonte Eurostat, è impietoso, anche se purtroppo i dati ufficiali europei aggregati sull’anno si fermano al 2012. Infatti, mentre la domanda elettrica italiana non solo non ha mai recuperato rispetto ai livelli precedenti alla prima crisi del 2008-2009 ma punta decisamente verso il basso, i consumi francesi e tedeschi hanno quasi completamente raggiunto i livelli pre-crisi, avendo anche saputo cogliere molto più del nostro paese le opportunità offerte dalla “ripresina” del 2010.

Questi dati non potevano non riflettersi sui rispettivi Pil nazionali, che come si vede dall’ultimo grafico – in termini di Pil pro-capite e sempre da fonte Eurostat – hanno intrapreso un percorso di crescita modesto ma sostenuto nel tempo, in particolare la Germania. 

Pur concedendoci qualche dubbio sulla realtà di cotanta crescita teutonica, che non pare trovare reale appiglio e riscontro nei dati energetici (che, ricordiamo, sono sempre più veritieri), la differenza con l’Italia rimane pesante e chiama in causa, a questo punto, più le scelte politiche nazionali che il “clima generale” dell’economia, così come la politica monetaria europea.

 

Figura 2 -PIL EUROPARispetto all’ultimo punto, in pratica l’Euro, soccorre ancora l’analisi di ZeroHedge in un altro articolo recentissimo, in cui scrive tra l’altro, a proposito del crescente divario tra l’economia italiana e quella tedesca e, in parte, francese: “… la Germania va di corsa, la Francia è praticamente in stallo, e l’Italia appare come se avesse perso la terza guerra mondiale…”, aggiungendo che se paesi come Spagna, Portogallo e Grecia sono entrati nell’Euro per necessità, l’Italia lo ha fatto per scelta e che non passerà molto tempo prima che un evento elettorale “riallinei il paese su posizioni anti-Euro”. Concludendo che l’economia italiana ha (ancora) una dimensione sufficiente a stare in piedi da sola, con un tremendo potenziale di esportazione, per cui un ritorno a una Lira svalutata porterebbe dolori nel breve periodo ma enormi guadagni nel lungo periodo.

Francesco Meneguzzo

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