Roma, 22 giu – I consumi restano al palo, nonostante la riapertura. A maggio, con la fase 2 le attività commerciali sono ripartite ma la domanda delle famiglie è rimasta molto bassa. Nel confronto annuo l’indicatore dei consumi di Confcommercio (Icc) segnala un calo del 29,4%, un dato meno negativo se confrontato con il -47% di aprile (quando però era tutto chiuso). La contrazione dei consumi conferma “grandi difficoltà” soprattutto per i servizi legati alla fruizione del tempo libero. Tra i settori più colpiti, infatti, figurano tempo libero (-92%), alberghi, bar e ristoranti (-66%) e abbigliamento (-55%). Numeri che pesano sul prodotto interno lordo. Secondo le stime, nel secondo trimestre il Pil si ridurrà del 17,4% rispetto al primo trimestre e del 21,9% su base annua. A lanciare l’allarme è l’Ufficio studi di Confcommercio, con l’ultima analisi mensile.
Sangalli: “Molte imprese rischiano chiusura, passare da annunci a fatti”
“Molte imprese rischiano la chiusura, è ora di passare dagli annunci alla concretezza dei risultati“, è la richiesta del presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. anche in risposta allo zero assoluto in termini di misure concrete emerso dalla farsa degli Stati generali. “L’economia italiana, nonostante la fine del lockdown, fatica a riprendersi – fa presente – a maggio i consumi sono calati del 30 per cento, le famiglie hanno meno reddito e molte imprese rischiano la chiusura. C’e’ pochissimo tempo, bisogna passare subito dagli annunci alla concretezza dei risultati. A partire dalla liquidità, che molte imprese non hanno ancora visto, fino ad un piano di rilancio dell’immagine dell’Italia nel mondo”, avverte Sangalli.
“Riduzione Iva? Bene, a patto che non sia eccessivamente provvisoria”
Il numero uno di Confcommercio infine commenta positivamente “l’ipotesi del governo di sostenere consumi e domanda interna attraverso misure di riduzione dell’Iva”. “Sarebbe – spiega – un segnale importante di fiducia che abbiamo sempre auspicato” ma è scettico sulla durata e la portata – “che non sia, però, una misura eccessivamente provvisoria” – questo sempre perché, conclude Sangalli, “consumatori e imprese hanno bisogno di certezze per programmare e realizzare scelte di acquisto e di investimento indispensabili per rilanciare l’economia”.
Unione nazionale consumatori: “Falsa fase 2 flop totale”
Anche le altre associazioni di categoria denunciano il fallimento delle misure del governo come causa del crollo continuativo dei consumi. In sostanza, le famiglie non hanno soldi da spendere. Per Massimiliano Dona, presidente dell‘Unione nazionale consumatori, “è evidente che per ora la falsa Fase 2, iniziata formalmente il 4 maggio è stata un flop totale, visto che di fatto si tornava alle regole delle prime settimane di marzo. Solo da metà mese, dal 18 maggio, è davvero iniziata la Fase 2 con la graduale riapertura dei negozi”. Ciononostante però, rileva Dona, “anche da metà mese i consumi non sono affatto decollati, non c’è stato nessun effetto di rimbalzo, nessun ritorno alla normalità. Basti pensare ai pubblici esercizi che segnano un -60%, pur essendo quelli che avrebbero dovuto maggiormente beneficiare della riapertura”.
“Famiglie in grande difficoltà”
“Il problema – sottolinea – è che le famiglie sono in grande difficoltà. I consumi sono al palo perché la condizione economica delle famiglie è peggiorata e quindi i consumi non strettamente necessari continuano ad essere rinviati”. Per non parlare poi dei rincari di frutta e verdura, come denuncia sempre l’Unc: “In un solo mese i prezzi delle pesche sono saliti del 40,8% e quelli delle ciliegie e delle albicocche del 28,3%”.
Adolfo Spezzaferro