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Il Giro d'Italia è partito da Israele. Intanto a Gaza si muore

by admin
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Gerusalemme, 4 mag – È stato definito il principale evento sportivo della storia di Israele. Il Giro d’Italia quest’anno è partito da Israele. Agli organizzatori sarebbe stata versata la cifra record di almeno 10 milioni di euro (spese escluse) per le prime tre tappe della corsa rosa 2018. Un investimento importante per rilanciare l’immagine “normale” di uno Stato che a 70 anni quasi dalla sua fondazione ha ancora problemi di identità e di affermazione.
Certo la normalità in Medio Oriente non è andare in giro in bicicletta, anzi la bici, visto clima e configurazione geografica, è uno dei meno praticati da queste parti. Ma poco importa. Immagini in mondovisione dei ciclisti tra le bandiere israeliane, riprese mozzafiato della Città Santa e panorami unici del deserto. Nel frattempo un “controGiro” si è svolto a Ramallah attorno al muro di separazione eretto da Israele nei Territori Palestinesi.
La Corsa Rosa a Gerusalemme e dintorni è uno spot turistico eccezionale, che cela la realtà dell’occupazione. Ma nella contraddizione tipica di questa terra, il governo di Netanyahu mentre cerca rilanciare l’immagine di paese pacifico e festoso parallelamente minaccia e fa guerre senza sosta: dalla Siria a Gaza, passando per l’Iran. Anzi grazie  alla “copertura” trovata a Washington dopo l’avvento di Trump, il governo israeliano si è fatto ancora più minaccioso e aggressivo nei confronti dei nemici veri e presunti. Dopo la sceneggiata televisiva di Netanyahu andato in onda in prima serata per una surreale conferenza stampa contro l’Iran (una messa in scena degna di Bruno Vespa e di Porta a Porta), i venti di guerra soffiano sempre più forti.
Soprannominato dall’autorevole quotidiano Haaretz, Democtator ovvero “dittatore democratico” Netanyahu continua nella sua “ossessione psichica” di attaccare l’Iran. Un obbiettivo che persegue indefessamente dal 2012.
In questo clima gli appuntamenti in arrivo metteranno a dura prova la pace nella regione e nel mondo. Il 14 maggio è annunciato il trasferimento dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme. Una provocazione per tutto il mondo arabo e musulmano, che per una volta si trova unito a sostegno della causa palestinese. Il giorno dopo sarà ricordata la Naqba, la pulizia etnica subita dai  palestinesi dai loro territori 70 anni fa, e si annunciano già violente proteste. Eventi che potrebbero innescare una catena di reazioni apocalittiche di difficile controllo.
E mentre in Israele si pedala per il Giro d’Italia, in Palestina (a Gaza soprattutto) si muore.
Anna Pedri

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rino 5 Maggio 2018 - 10:11

Che pena mi fa la complicità dell’Italia con questi bastardi.
Boicottare la Gazzetta dello sport è l’unica soluzione.

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