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Il mito del buon governo rosso/Toscana: banche, camorra e pedofili

by Eugenio Palazzini
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red ttttFirenze, 30 gen – Lo scandalo rifiuti è solo l’ultimo colpo portato al presunto modello di buon governo rappresentato dalle amministrazioni rosse della Toscana. Su Il Primato Nazionale abbiamo già affrontato gli scandali legati al Monte dei Paschi, con il Pd che della banca detiene una quota del 33,5% e le inchieste legate alle nomine per scegliere il Cda. Il deficit Mps è costato ai cittadini italiani diversi miliardi, visto il pronto intervento della politica per evitare il crack definitivo.

Abbiamo poi scritto su questo quotidiano della connivenza e dell’omertà di servizi sociali, politici e magistrati che hanno coperto, con il loro disinteresse, le nefandezze compiute dai seguaci della setta del santone Roberto Fiesoli accusati di “violenza sessuale, fisica e psicologica, maltrattamenti, corruzione di minore” e molti altri capi d’accusa. Nell’inchiesta del Forteto, considerato per anni “un modello” da molti amministratori locali e nazionali di centrosinistra, si citano i programmi educativi organizzati dalle istituzioni pubbliche nei quali i ragazzi delle scuole di mezza Toscana venivano invitati a visitare la struttura, pubblicazioni presentate ufficialmente dalle più alte istituzioni politiche regionali e nazionali, frequentazioni amichevoli di giudici minorili, politici di sinistra e responsabili dei servizi sociali che visitavano ben volentieri la struttura dove si svolgevano gli abusi.

Certo, anche un buon governo può compiere errori, anche gravi, il problema è se persevera. Se la locomotiva rossa dopo qualche perdita non avesse cioè mostrato falle sconcertanti. E’ il caso della gestione dei rifiuti, un business che a quanto pare non è circoscritto alla Terra dei Fuochi. Proprio nel cuore della ridente Toscana, a Prato, è stata recentemente scoperta una discarica di rifiuti tossici. A dare l’allarme è stato il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti: “Dopo aver smaltito al Sud per vent’anni i rifiuti tossici prodotti al Nord, ora la camorra napoletana sta portando i rifiuti campani altrove, in primis in Toscana ma anche in Paesi come la Romania e la Cina”. Nella città di Malaparte gli interessi della camorra si intrecciano con le operazioni sporche della criminalità cinese. Basti pensare alla New Trade, una ditta con sede a Prato e impegnata nella riconversione Golden Lady. L’ipotesi della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Firenze è che l’azienda toscana avrebbe messo in piedi un traffico illecito di stracci e rifiuti plastici verso Cina e Tunisia. Senza alcun adeguato trattamento igienico-sanitario, gli abiti venivano rivenduti anche nei mercatini vintage italiani. Per questo giochino sono finiti indagati i fratelli campani Nicola e Franco Cozzolino, proprietari dell’azienda.Dal rapporto della Dda si apprende inoltre che in meno di tre anni (dal 2010 al 31 dicembre 2012) sono state avviate 15 indagini sul traffico di rifiuti tossici. E sempre dal 2010 sono state 12 le inchieste per corruzione ambientale in Toscana, al quinto posto della classifica nera dopo Lombardia, Campania, Calabria e Sicilia.

Non solo stracci però, anche la cultura vuole la sua parte. La mano sporca della camorra in Toscana è giunta così a sfiorare la Primavera del Botticelli, con il clan dei Casalesi che attraverso proprie ditte ha avuto la gentile concessione di subappalti per la Galleria degli Uffizi, svolgendo lavori per centinaia di migliaia di euro. Lavori che in parte svolge tuttora, senza che il sindaco di Firenze e segretario nazionale del Pd batta ciglio. Lo ha rivelato direttamente la soprintendente ai Beni architettonici di Firenze, Alessandra Marino: “una di queste ditte ha lavorato in subappalto e non c’è più, ma l’altra risulta ancora sul cantiere”.

Eugenio Palazzini

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