Roma, 26 dicembre – La scuola italiana cade a pezzi, e purtroppo non è più una novità. La novità di questi ultimi giorni è invece l’emendamento alla legge di stabilità 2014 proposto dai deputati del PD Davide Mattiello e Umberto d’Ottavio, e recentemente approvato anche con l’appoggio di M5S e SEL. Questa la dichiarazione rilasciata dai due deputati: “Con la prossima dichiarazione dei redditi, la quota dell’8 per mille destinata allo Stato potrà essere spesa anche per interventi urgenti in materia di sicurezza e adeguamento delle scuole. Un buon risultato in questa legge di Stabilità che va nella direzione da noi sempre auspicata: la scuola è la più importante infrastruttura del Paese. Un lavoro cominciato tre anni fa dalla Fondazione “Benvenuti in Italia” insieme alla famiglia di Vito Scafidi, il ragazzo che perse la vita il 22 novembre del 2008 nel crollo del soffitto della sua classe, approdato poi in Parlamento con la proposta di legge firmata da Mattiello e D’Ottavio, cui si aggiunse quella a firma Antezza. Oltre 150 deputati, soprattutto del Partito democratico, e la stessa ministra Carrozza si espressero a favore della riforma. Infine il deputato Cariello del M5stelle ha presentato in commissione bilancio la proposta in forma di emendamento, che è stato sostenuto da un voto quasi unanime”.
Tutto è bene quel che finisce bene a quanto pare. Ma bisogna riflettere su almeno un paio di punti, che stemperano i facili entusiasmi. In primis non si può fare a meno di notare come sia a dir poco di cattivo gusto che uno Stato la cui pressione fiscale si aggira intorno al 40 per cento abbia il coraggio di chiedere ulteriori soldi ai cittadini per fare quello che evidentemente non si perita in alcun modo di fare con i miliardi che gli vengono riversati nelle casse. Se è già abbastanza contraddittorio che una quota dell’8 per mille debba essere destinata allo Stato, la cosa sfiora il ridicolo se esso viene devoluto per interventi strutturali come quelli circa l’ediliza scolastica.
Uno Stato che abdica a sé stesso ed ai suoi compiti dunque, per banchettare sulle nostre spalle? Si, e adesso non nasconde nemmeno più la cosa, anzi. Ce lo dice apertamente:” Datemi quasi la metà dei vostri guadagni da spendere e spandere fra rimborsi spese e stipendi assurdi. Poi però se volete che le strutture pubbliche non cadano a pezzi vi dovete mettere una mano sul cuore e una sul portafogli e tirare fuori ancora qualche soldino.”
L’emendamento del PD è di certo stato presentato con le migliori intenzioni per porre rimedio ad un problema terribile che in uno Stato degno di questo nome non dovrebbe nemmeno esistere, ovvero le scuole che crollano in testa agli studenti. Uccidendo ragazzi che dovrebbero essere il futuro di questa Nazione, e che vengono sacrificati alla faciloneria, quando non agli appalti scadenti e corrotti, della nostra burocrazia.
Ma inserire la possibilità di devolvere parte dell’8 per mille alle ristrutturazioni nelle scuole non risolve il problema, né sensibilizza. Per risolvere il problema servono fondi di ben altrà entità, e per sensibilizzare, per svolgere un lavoro politico serve altro: servono dossier sulla fatiscenza dei pubblici edifici, servono iniziative in grado di coinvolgere i cittadini che vadano oltre un’indicazione sul modulo Irpef.
Insomma, se l’idea è più che lodevole ed il fine è nobile, il mezzo poteva essere scelto sicuramente meglio. Anzi, se il fine era destinare fondi ulteriori alle ristrutturazioni scolastiche, il mezzo più idoneo era già bell’ e pronto: proporre sì un emendamento alla legge di stabilità, ma perché una maggior quota di risorse pubbliche siano destinate alla scuola. Non per chiedere altri soldi ai cittadini.
Valentino Tocci