Roma, 15 ago – Sono bastate alcune indiscrezioni, messe in circolo dal sito specializzato Automotive News, per far volare in borsa il titolo FCA, che ieri ha chiuso le contrattazioni superando il +8%. Un balzo all’insù che ha trascinato l’intero listino, sulla scorta delle voci che vorrebbero la Cina pronta a mettere le mani, dopo Pirelli e l’accoppiata Milan-Inter, anche sul colosso dell’auto.

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Stando alle prime, frammentarie notizie in circolazione, sembra che l’offerta presentata sia comunque stata rifiutata dalla dirigenza di Exor (che segna +4% a Piazza Affari), la holding di diritto olandese tramite la quale gli Agnelli controllano FCA e gli altri marchi della conglomerata, da Iveco a Ferrari. Motivo? Quanto messo sul piatto dai cinesi, intercettati in visita al sito statunitese della fu Chrysler ad Auburn Hills nel Michigan, non sarebbe congruo al valore dell’azienda.

cinesi fca Se per ora vige il massimo riserbo sulle cifre che ballano – si parla, ma non è confermato, di 16 miliardi: poco più dell’attuale capitalizzazione di mercato – non è comunque escluso, al netto del rifiuto dell’offerta, che l’affare possa in qualche modo andare in porto. La Fiat risanata dalla “cura” Marchionne è da tempo alla ricerca di un partner internazionale, mentre da Pechino il governo ha indicato alle case automobilistiche locali la strada da seguire: espansione sui mercati mondiali, da realizzarsi con acquisizioni mirate. FCA sembra fare proprio al caso: già presente in Cina, ha una discreta marginalità e non rappresenta una preda troppo grossa a differenza dei concorrenti francesi o tedeschi. E chi compra? Silenzio anche su questo aspetto: si fanno i nomi di Geely (che nel 2010 ha comprato Volvo da Ford), Dongfeng Motor (già nel capitale di Peugeot) e Great Wall.

Poco trapela anche sul perimetro oggetto della trattativa. I cinesi puntano forte su utilitarie e Suv che sono in grande espansione sul mercato interno, per cui si concentrerebbero sui marchi Fiat e Chrysler. Possibile, a questo punto, uno scorporo di Maserati e Alfa Romeo, che andrebbero a ricollocarsi su un segmento di più alto livello.

Filippo Burla

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