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L'Inghilterra autarchica e i record di ascolti Mediaset hanno già vinto il mondiale

by Paolo Bargiggia
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Roma, 26 giu – Tra le cose belle di un Mondiale che piace e tira in tivù (numeri da record per le partite e i programmi sulle reti Mediaset in chiaro, nonostante l’assenza dell’Italia), si fa largo l’Inghilterra ridisegnata e ripensata nella sua filosofia di base dal ct. Soutghate. La Nazionale guidata dal capitano Harry Kane, 41 reti quest’anno con la maglia del Tottenham è l’unica del mondiale di Russia ad essere rappresentata da giocatori che militano tutti nel campionato inglese. Una scelta autarchica, di identità e di appartenenza apprezzabile. L’Inghilterra, dopo Francia e Nigeria è la nazionale più giovane in corsa per il titolo finale, con un’età media di poco sotto ai 26 anni. Se è vero che in Premier il numero dei calciatori stranieri è il più alto tra i campionati d’elite in Europa con il 67% di presenze, è anche vero che, rispetto agli altri tornei, lo sbarramento agli stranieri extracomunitari è elevatissimo: per poter essere tesserato, il calciatore in questione deve rientrare in un livello tale da rendere un servizio “per migliorare il livello del calcio inglese”, come recitano le disposizioni della Football Association; ovvero, aver disputato il 75% delle partite nella propria nazionale negli ultimi due anni da quando viene fatta la richiesta di tesseramento da parte di un club. Altrimenti, al giocatore extraeuropeo non viene concesso il permesso di lavoro. Eccezioni sono invece previste per i giovani talenti che, per età,  non possono certo essere avere un’anzianità di convocazione in nazionale adeguata, ma che sono riconosciuti da una commissione ad hoc per il loro valore internazionale.

ENGLAND DNA – Dopo decenni di delusioni cocenti, con un solo Mondiale conquistato nel 1966 e un’eliminazione al primo turno nell’ultimo Mondiale del 2014, la Federazione inglese ha spinto sulle riforme, cominciate nel 2014 con il varo di England DNA, un progetto ambizioso che prevede principi tecnico-tattici comuni tra le varie nazionali di categoria, una sinergia con le varie Accademy ed una filosofia di gioco riconoscibile a tutti i livelli. I risultati con le nazionali giovanili hanno già pagato: campioni del Mondo con l’Under 17 e l’Under 20, titolo europeo con l’Under 19. In parallelo al Progetto England DNA, dalla scorsa stagione in Premier hanno abolito il torneo delle riserve, che non pagava dal punto di vista della crescita,  per sostituirlo con un campionato Under 23; i migliori club come il City di Guardiola partecipano addirittura sotto età con l’Under 20 e il processo di miglioramento è stato vertiginoso.

Anche se gli ultimi tempi, per il movimento inglese sono stati duri: dopo le delusioni sotto la guida tecnica di Roy Hodgson, lo scandalo a sfondo affaristico per un lavoro di lobby e consulenza vietata, che aveva portato alla sostituzione lampo (solo 67 giorni  in panchina) del citti’ Allardyce, poi sostituito con Soutghate, promosso dall’Under 21. Scelta questa nel segno di una continuità tecnica e filosofica attivata dalla FA con il già citato progetto England DNA. Scelta che ha pagato, perché al Mondiale l’Inghilterra ci è arrivata  dominando il proprio girone di qualificazione con un totale di 8 vittorie e 2 pareggi. Fin qui, in Russia, guida insieme al Belgio (prossimo avversario giovedi’) il gruppo G, avendo vinto 2 a 1 con la Tunisia e 6 a 1 con Panama: 5 reti in tre partite per capitan Kane. L’ossatura della squadra di Soutghate che, nonostante il taglio di Hurt continua a non trovare un portiere di alto livello, è formata dai giocatori che militano nel Totthenam insieme allo stesso sistema di gioco, il 3-5-2. Per processo evolutivo e nella genesi, la Nazionale inglese ricorda quella italiana di Azeglio Vicini, semifinalista all’Europeo del 1988, con  i giovani della vittoriosa Under 21 di allora, come Zenga, Maldini e Vialli protagonisti poi di Italia’90.

I RECORD DI MEDIASET – Il focus sul  Mondiale russo non appartiene sin qui soltanto alla Nuova Inghilterra, ma si accende anche per le reti Mediaset che, sotto la guida di Alberto Brandi, il direttore dello sport, trasmette in chiaro e in esclusiva tutto l’Evento. Ascolti assolutamente sopra le previsioni: dopo tutte le partite della prima giornata, 64 milioni di utenti si sono collegati alle reti Mediaset, contro i 54 di Sky più Rai in Brasile 2014. La partita sin qui più vista è stata Brasile-Svizzera con 7 milioni e 461 mila spettatori, col 36,33% di share, seguita da Argentina-Croazia con 7 milioni 288 mila spettatori e il 34.05 di share medio. Molto bene per Mediaset anche i programmi a corredo del Mondiale, a partire dal tg sportivo del mattino fino ai contenitori serali con TikiTaka e il pur criticato Balalaika, che nell’ultima puntata ha superato il 15%di share. Dalle 9 di mattina con Buongiorno Mosca fino all’1 di notte con l’edizione lunga di SportMediaset, c’è poi una copertura senza precedenti dell’Evento.

Paolo Bargiggia

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