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Ma l'accordo sull'immigrazione conviene veramente all'Italia?

by La Redazione
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Roma, 29 giu – Se dovessimo guardare alle premesse dell’Accordo sottoscritto questa notte da tutti e 28 i Paesi membri, non ci sarebbe che da festeggiare. Il documento, infatti, premette che l’immigrazione “è una sfida non solo di uno Stato membro, ma di tutta Europa nel suo insieme”. Una premessa condivisibile che però viene tradita poi dai fatti, perché l’accordo, a ben vedere, pare non modificare realmente la situazione rispetto ad oggi. Se infatti i leader europei si dicono “determinati a continuare e rafforzare” l’azione “per prevenire un ritorno ai flussi incontrollati del 2015 e ridurre ulteriormente la migrazione illegale su tutte le rotte esistenti e nuove”, dall’altra parte si specifica che “sul territorio dell’Ue chi viene salvato secondo il diritto internazionale debba essere preso in carico sulla base di uno sforzo condiviso, attraverso il trasferimento in centri controllati istituiti in alcuni Stati membri, solo su base volontaria“.
Ed è proprio questo riferimento alla volontarietà dell’istituzione di centri che emergono fin da subito le prime criticità. Perché, nel caso in cui gli altri Paesi dell’Unione Europea non dovessero attivarsi per la loro creazione, nulla cambierebbe rispetto ad oggi. E, sotto questo punto si vista, si è già avuto modo di constatare che la collaborazione e la solidarietà degli Stati membri Ue non è mai stata una priorità. A questo, inoltre, si aggiunge che sui movimenti secondari, ossia su quegli immigrati che si trasferiscono dai paesi di primo ingresso in altri Stati membri (come ad esempio per l’immigrato arrivato in Germania dopo essere sbarcato in Sicilia) in violazione delle regole di Dublino, il Consiglio europeo ricorda il “rischio” di mandare in crisi Schengen e chiede agli Stati membri di prendere tutte le misure interne necessarie a limitare questi movimenti. Una postilla, questa, a tutela della Germania che costituisce la meta principale della maggior parte di coloro che sbarcano in Italia.
Di fatto, quindi, si stabilisce che l’ospitalità sarà riservata a chi volontariamente la farà e comunque limitando al massimo quegli spostamenti che gli accordi di Dublino impediscono (almeno fino alla loro revisione), con buona pace per l’Italia che rischia di ritrovarsi punto e a capo. Indubbiamente però, bisogna prendere atto del fatto dell’accenno ad una riforma degli accordi di Dublino, che non deve essere pregiudicata dal documento sottoscritto ieri anche se lo stesso si affretta a specificare che qualsiasi decisione in merito verrà presa per consenso (e cioè all’unanimità anziché a maggioranza, aprendo alla possibilità per i paesi più interessati dai movimenti secondari, Germania in primis, di porre il veto). E bisogna prendere altresì atto che per il Mediterraneo centrale, si stabilisce che “l’Ue continuerà a stare dalla parte dell’Italia”, rafforzando il sostegno alla regione del Sahel, alla Guardia costiera libica, alle comunità costiere e del sud del paese, con un monito lanciato alle ONG, obbligate a “rispettare le leggi applicabili” senza “ostruire le operazioni della Guardia costiera libica”.
A voler tirare delle conclusioni, quelle che emerge è che si tratta di un documento frutto di un compromesso e che non perde l’occasione per colpire nuovamente la Russia, per la quale sono state rinnovate le sanzioni economiche per il suo intervento in Ucraina di ulteriori 6 mesi. Insomma, se qualcuno credeva che l’Italia avrebbe finalmente raggiunto un accordo in grado di bloccare l’immigrazione incontrollata, redistribuendo inoltre i richiedenti asilo già presenti sul nostro territorio in tutta l’Unione Europea resterà deluso. Anche perché, a voler leggere tra le righe, questo accordo non farà altro che legare ancora di più il nostro paese all’Unione europea. A buon intenditore, poche parole.
Francesco Clun

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2 comments

Cesare 29 Giugno 2018 - 2:36

La cosa grave è che questo governo approva il proseguimento delle sanzioni alla russia anche se sà bene che in Ucraina vi è stato un colpo di stato finanziato dall’ estero che ha fatto cadere un presidente regolarmente eletto tramite cecchini che sparavano dai tetti sia sulla polizia che sui dimostranti per infiammare le masse.La verità sui cecchini, usati anche in Siria all’ inizio delle rivolte, è venuta alla luce dalle testimonianze da parte degli stessi cecchini raccolte da un giornalista italiano.
Altra cosa grave è cercare ad ogni costo un compromesso per la paura di rimanere isolati.Magari ci isolassero e lasciassero fuggire da questa dittatura finanziaria europea in mano alla BCE privata

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Pioguerra 29 Giugno 2018 - 11:37

Grazie Cesare la sua onesta e consapevolezza nella vile Italia di Oggi, la isola inesorabilmente intorno a noi solo un deserto spirituale.

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