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Manovra, Di Maio: "Reddito e quota 100 non slittano". Ma i conti non tornano

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 28 nov – Il governo gialloverde sta lavorando a piccole modifiche alla manovra per ingraziarsi la Commissione Ue, dopo la bocciatura di Bruxelles e in vista del rischio molto concreto di una procedura d’infrazione contro l’Italia per deficit eccessivo.
Ecco perché il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, e il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, stanno cercando di convincere i due vicepremier, il capo politico del M5S Luigi Di Maio e il leader della Lega Matteo Salvini a rivedere verso il basso il rapporto fra il Pil e il deficit, portandolo al 2.2 (c’è chi riporta che Tria in realtà punti addirittura al 2) anziché al 2.4 per cento.
Il punto è che Di Maio e Salvini concedono sì limature ma non transigono sulle due misure-bandiera per i rispettivi elettorati di riferimento: il reddito di cittadinanza per i 5 Stelle e la riforma delle pensioni con l’introduzione della quota 100 per i leghisti.
L’esecutivo Lega-M5S sta quindi studiando un calo del deficit, una misura da fare in massimo 15 giorni, dopo che Tria sarà tornato dall’Ecofin. Nel frattempo sarà stata completata la verifica tecnica di quota 100 e reddito di cittadinanza, i cui investimenti potrebbero calare di quattro miliardi di euro.
Intanto, il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia si dice scettico: “Non abbiamo ancora visto niente. Aspettiamo che questa manovra passi in Parlamento, mi sembra che fino ad ora siano state fatte molte dichiarazioni, adesso aspettiamo i fatti”.
Le opposizioni, ovviamente, sono sul piede di guerra, Forza Italia in testa: “E’ una manovra assistenzialista, non c’è nulla per lo sviluppo del Mezzogiorno. Si parla di Sud solo per prorogare bonus già previsti. Noi invece abbiamo proposto decine di emendamenti e uno di questi riguarda uno shock fiscale che produrrebbe occupazione e crescita”, spiega il deputato calabrese Roberto Occhiuto. La capogruppo di Fi alla Camera Mariastella Gelmini invece attacca il vicepremier pentastellato: “Il reddito di cittadinanza sarà stravolto dopo la bocciatura Ue della manovra: annacquato e con una parte alle imprese che assumono. Addio 780 euro al mese, addio 6 milioni di beneficiari, addio abolizione della povertà. Aspettiamo Di Maio affacciato al balcone di Palazzo Chigi”.
Salvini assicura che il governo farà di tutto per evitare le sanzioni Ue, che potrebbero compromettere la ripresa economica. “Faremo di tutto per evitare che sulla manovra economica ci sia una procedura di infrazione contro l’Italia da parte dell’Unione europea”, spiega il vicepremier leghista, ricordando come “stiamo rifacendo i conti su tutto, ma i numerini ci saranno alla fine”, specificando che comunque in merito alla legge di Bilancio il Parlamento deve restare sovrano (stessa tattica attendista adottata sul ben più delicato Global Compact).
Una cosa è certa, per adesso: reddito di cittadinanza e quota 100 non slitteranno, come invece era emerso nella giornata di ieri.
Di Maio, dopo l’incontro con il ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz, ribadisce: “I punti cardine e i saldi del documento di Bilancio restano invariati, mentre stiamo cercando semplicemente di migliorare la quota investimenti e questo aiuta molto la manovra”.
«Nel corso dell’incontro con Scholz – spiega il vicepremier pentastellato – ho ribadito la ferma intenzione del governo ad abbassare il debito pubblico, accumulato negli anni, agendo attraverso politiche di rilancio dell’economia reale: dagli investimenti al reddito di cittadinanza, con misure di reinserimento nel mondo del lavoro, alla riforma del sistema pensionistico per permettere di rigenerare la forza lavoro del Paese”.
Sì al dialogo con Bruxelles ma – avverte Di Maio – “non tradiremo i cittadini, chi attende il reddito di cittadinanza lo avrà, reddito di cittadinanza e quota 100 non slitteranno e la platea non cambia“.
Concetto ribadito stamattina anche dalla Lega.
Resta da capire come il governo gialloverde terrà buona l’Ue, eviterà le sanzioni, e ciononostante varerà le misure-bandiera, riducendo per di più il deficit.
Adolfo Spezzaferro

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