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Più calcio, meno politica e "balotellate": ecco l'Italia che piace

by Paolo Bargiggia
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Roma, 5 giu – La strada per riconciliare la Nazionale con i tifosi italiani è ancora lunga, ma quella vista sul campo contro l’Olanda, nonostante sia mancata la vittoria, è stata forse la miglior parentesi azzurra dopo le tante, troppe chiacchiere e spesso su temi non calcistici, che hanno accompagnato il nuovo corso sotto la guida di Roberto Mancini. La Nazionale post delusione Mondiale può tornare a piacere e a riconquistare i cuori azzurri, se giocherà bene, possibilmente tornando a vincere. Ma in ogni caso, dovrebbe provare a farlo pensando soltanto al calcio e non facendosi portatrice di questioni delicate e dal forte impatto sociale attraverso l’utilizzo di calciatori inconsapevoli e spesso inadeguati per cultura e analisi di realtà.

Con l’Olanda, Balotelli è stato tenuto a riposo dopo aver rimescolato la vigilia della gara con dichiarazioni sicuramente divisive per buona parte degli appassionati ed in riferimento al tema della fascia di capitano che per ora non gli è ancora stata assegnata ma, che per certe coincidenze e per numero di presenze (scelta banale e un po’ “ponziopilatesca” della Figc e del cittì) potrebbe spettargli più avanti. Bene, Anzi, male. Perché da quando Mancini ha deciso di richiamare Balotelli in azzurro dopo quattro anni di assenza per mancanza di rendimento e di comportamenti adeguati, si è parlato più del tema “Balotelli possibile capitano” che delle scelte fatte dal cittì per provar a far risorgere il calcio italiano. Balotelli non rappresenta una buona parte di italiani e dei sentimenti che dovrebbero accomunarli attraverso il fortissimo volano del calcio. Ma non per il colore della pelle come qualche mistificatore della realtà riesce sempre a sostenere per i suoi squallidi interessi, bensì per la lunga serie di comportamenti da Bad Boy che hanno caratterizzato la carriera dell’attaccante.

Nel 2012 l’enciclopedia Treccani ha  deciso di utilizzare il neologismo “balotellate” non per niente. Il significato è chiarissimo: “Gesto, comportamento, trovata, tipici del calciatore Balotelli”. E poi, via con l’elenco di riferimenti a disavventure con ballerine di lap dance, provocazioni di ogni genere, incidenti d’auto, scherzi degenerati e conflitti con i media. L’attaccante è uno da maneggiare con molta cura non certo per il colore della pelle, ma certamente per una scarsa consapevolezza del mondo reale che lo circonda: uno che quando era al City, dopo una rete, ha esultato mostrando una maglietta con la scritta “Why always me?” E’ chiaro che non è sostenuto da una grande analisi di realtà. A Manchester tirò freccette addosso a dei ragazzi che transitavano sotto le sue finestre al centro di allenamento del City e poi procurò un incendio in casa sua per aver acceso dei fuochi d’artificio, come riportano le cronache.

Bene, anzi male. Perché quel che è peggio è che questo Balotelli viene strumentalizzato da parecchi organi di stampa, sportiva e non, evidentemente per vendere qualche copia in più in questi tempi di vacche magre, facendo titoli a sfondo sociale e menando il torrone con la storia della fascia di capitano contro il razzismo: nei giorni scorsi, come risposta ad uno striscione idiota esposto a San Gallo per l’amichevole Italia-Arabia Saudita e che faceva riferimento a questioni di sangue italiano. Poi cavalcando le parole del giocatore alla vigilia di Italia-Olanda dove, tra l’altro, ha fatto ovviamente una dichiarazione infelice e dal tratto provocatorio, facendo un parallelismo tra il significato dell’eventuale fascia di capitano e l’orgoglio degli africani in Italia: giocando nell’Italia, forse Balotelli, per primo, ma soprattutto per logica, avrebbe dovuto pensare ad unire gli italiani sotto la smunta e svilita bandiera azzurra. Ma quel che è incomprensibile è il fatto che la Federcalcio, commissariata e allo sbando fin che si vuole, consenta la trattazione di temi extracalcistici e altamente incendiari in maniera così superficiale e disattenta.

Anche il commissario tecnico dovrebbe cercare di non stravincere, provando invece ad edificare un ambiente unito e concentrato su tematiche di campo. Perché la questione razzismo è seria e delicata e va affrontata dove il problema esiste davvero. Magari in giro per il mondo anche contro i bianchi o gli italiani emarginati, senza casa e lavoro. Da Nazionale che deve riconquistare un popolo intero a Nazionale che si mette a fare politica e per giunta contro i nuovi programmi del Governo in materia di accoglienza ed immigrazione; la cosa è quanto meno inopportuna e persino provocatoria per molti. Speriamo almeno che il dirigente della Figc in questo momento più vicino al Club Italia, ossia il dg Michele Uva, possa adoperarsi per spegnere l’incendio. E per salvare il soldato Balotelli togliendolo da siffatta e maldestra esposizione mediatica. Perché in fondo, il sospetto, è che il primo a sentirsi a disagio di essere italiano per un certo passato di sofferenza e di isolamento, sia proprio il signor Balotelli.

Paolo Bargiggia

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1 commento

gianni bolzonella 5 Giugno 2018 - 9:11

Come previsto cominciano subito a tirare gli italiani e l’Italia verso l’Africa.I loro interessi se mai ve ne fossero dubbi,vanno in direzione africana.La loro grande civiltà,fatta,a differenza di quella italiana,di 5000 anni di successi.Molti italiani si sono affrettati a comperare da loro gli anelli da naso,e li portano con orgoglio,incuranti dell’invidia degli asiatici,che già cominciano a copiare la scienza e la filosofia e il savoire vivre dell’Africa nera.

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