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Radio Radicale, Crimi dice stop ai soldi pubblici. L’ira delle opposizioni

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 15 apr – Il governo Lega-M5S non rinnoverà la convenzione pubblica con Radio Radicale. La decisione ha scatenato le ire dell’opposizione e di chi – giustamente – difende il pluralismo dell’informazione. Le parole del sottosegretario con delega all’Editoria, il pentastellato Vito Crimi, confermano quindi l’orientamento sull’emittente che, da quasi 44 anni, “svolge attività di informazione di interesse generale”, come ha riconosciuto lo stesso governo. Anche se, a quanto pare, questo “interesse generale” non è sufficiente a preservare i contributi pubblici per la radio. In base alla convenzione, l’emittente fino ad ora ha beneficiato di 8,33 milioni di euro l’anno, per la trasmissione delle sedute del Parlamento, e di 4,4 milioni di euro di fondi per l’editoria, in quanto organo ufficiale della Lista Marco Pannella.

Crimi: “Servizio svolto senza alcun tipo di valutazione”

“La posizione è molto chiara. E’ intenzione di questo governo, mia e del Mise, che abbiamo seguito il dossier, di non rinnovare la convenzione con Radio Radicale – sono state le parole del sottosegretario Crimi – Un servizio che Radio Radicale ha svolto per 25 anni senza alcun tipo di valutazione, come l’affidamento con una gara. Nessuno ce l’ha con Radio Radicale  né vuole la chiusura. Sono questi i termini della questione, non altri”.

La replica: “Dopo gara del 1 aprile 1994 solo proroghe”

Puntuale e ineccepibile la risposta da parte dell’emittente: “Senza entrare nel merito delle dichiarazioni del sottosegretario Vito Crimi ribadiamo che la convenzione tra Radio Radicale ed il ministero dello Sviluppo economico si è avviata a seguito di una gara indetta il 1 aprile del 1994 e che da allora il servizio è proseguito in regime di proroga, nonostante Radio Radicale abbia sempre richiesto che venisse rimesso a gara”.

Pd: “Crimi abbia coraggio di indire la gara”

A difesa della storica emittente si sono schierate le opposizioni: “Oggi l’ineffabile sottosegretario all’editoria Vito Crimi ci spiega che la convenzione con Radio Radicale non sarà rinnovata perché non è transitata da una procedura pubblica. Allora perché non ha il coraggio di indire la gara, visto che ne ha la competenza?“, chiede la parlamentare del Pd Enza Bruno Bossio. Filippo Sensi, altro deputato dem, sottolinea che “Crimi mette a verbale che è intenzione, sua e di Di Maio, di M5s, dunque, di non rinnovare la convenzione di Radio Radicale. Sarebbe interessante sapere che ne pensa la Lega e se questo è il disegno di tutto il governo. Visti i chiari di luna. Noi con Radio Radicale più di sempre”.

Forza Italia: “Attentato alla libertà. Vergogna”

Da Forza Italia sono le capigruppo, Maria Stella Gelmini e Anna Maria Bernini, ad attaccare l’esecutivo gialloverde: “I governi che spengono le radio e fanno chiudere i giornali non sono governi democratici. Crimi forse non lo comprende, ma i suoi partner dovrebbero saperlo e avere qualche cosa da dire al riguardo. Chiudere Radio Radicale è un attentato alla libertà e alla democrazia. Vergogna“. Per Bernini, alla base dell’iniziativa del governo c’è il fatto che Radio Radicale è “una radio scomoda per la maggioranza sovranista che preferisce alla buona informazione canali più manipolabili di comunicazione e che oggi, attraverso le parole di un sottosegretario, annuncia lo stop dei finanziamenti a una grande voce libera. Con questo mix di supponenza e di ignoranza, il governo ha cosi’ inflitto un altro colpo all’informazione e alla democrazia“.

FdI: “Presentata una mozione in Parlamento”

Federico Mollicone, deputato di Fratelli d’Italia e capogruppo in commissione Cultura ed Editoria, attacca: “Il governo liberticida del sedicente cambiamento vuole zittire una voce di libertà come Radio Radicale, un archivio digitale della memoria dell’Italia repubblicana. Abbiamo presentato una mozione in entrambi i rami del Parlamento e siamo pronti alla battaglia d’aula fra Camera e Senato”.

Casellati: “La voce di Radio Radicale non può essere spenta”

“La voce di Radio Radicale non può essere spenta. Non si può cancellare uno strumento prezioso che per oltre 40 anni ha garantito al nostro Paese un’informazione libera, trasversale, corretta ed estremamente preziosa, svolgendo di fatto la funzione di servizio pubblico del quale hanno potuto usufruire generazioni di italiani“. Così il presidente del Senato Elisabetta Casellati, che invita il governo a ripensarci. “Sarebbe una decisione grave sulla quale a mio avviso si dovrebbe riflettere ancora. In democrazia si deve puntare a rafforzare il pluralismo dell’informazione. Non a limitarlo“, conclude la seconda carica dello Stato. A questo punto, si attende la reazione della Lega come “socio” dei 5 Stelle nel contratto di governo. Intanto, constatiamo l’ennesima gaffe dei pentastellati.

Adolfo Spezzaferro

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2 comments

Cesare 15 Aprile 2019 - 5:25

Sembra che tutti siano a favore di dare milioni di euro degli italiani alla radio espressione del pro-pedofili Pannella e di chi procurava molti aborti con la pompa della bicicletta come la Bonino.I radicali sono stati, spesso inconsciamente,uno dei grimaldelli con cui i potero forti hanno fatto man bassa del paese.Oggi infatti la Bonino è amica di Soros che vuole demolire le identità sessuali, famigliari, religiose e nazionali del nostro paese per creare schiavi senza identità da manovrare sin da bambini secondo le logiche perverse delle oligarchie occulte

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paolo 15 Aprile 2019 - 5:57

io sono un piccolo imprenditore…
da sempre sono stato abituato ad arrangiarmi,
sapendo che se non ce la faccio a reggermi sulle mie gambe dichiaro fallimento e vado a gambe all’aria,
e la mia famiglia e i miei dipendenti con me.
della mia situazione,come di quella di decine di migliaia di partite iva…
non frega nè è mai fregato niente a nessuno in italia:
non allo stato,non ai media,non ai giornalisti e nemmeno alle varie radio e tv
che anzi nel nostro paese ci han sempre trattato a pesci in faccia,
bollandoci come evasori,sfruttatori,ecc ecc ecc

peccato che gli stessi che ragliano eternamente contro di noi,sono anche e SEMPRE….
i primi a piangere e pietire dallo stato i soldi per andare avanti,
perchè di guadagnarsi il pane con le proprie mani come da sempre facciamo noi,non ne vogliono sapere

quindi che posso dire?
non mi fanno certo pena.

che provino sulla loro pelle,un pò di quella concorrenza di cui parlano sempre
riferendosi a noi…
e se non ce la fanno a stare a galla senza sovvenzioni dello stato,
che vadano a coltivare zucche,
che tanto per la qualità dell’informazione che c’è in italia…
per lo schifo che abbiamo avuto negli ultimi cinquant’anni…anche grazie a loro,
non cambierà una virgola.

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