Roma, 7 nov – Mentre veniamo distolti dai dati relativi alla debole crescita economica italiana e alla fiducia che consumatori e aziende avrebbero posto in aumento, ci sono altri segnali più allarmanti che passano in sordina ma che evidenziano come l’economia nazionale sia ben lontana dallo stato di forma. Aumentano, difatti, gli sbilanci nel Target 2 (Trans-European Automated Real-time Gross Settlement System), il sistema dei pagamenti che misura l’andamento degli squilibri fra Paesi europei. Ad inizio anno l’Italia aveva accumulato un passivo di 359 miliardi di euro, lievitato oggi a 432,5 miliardi. La Germania, da parte sua, può invece contare su un attivo pari a 878,9 miliardi.
Uno squilibrio, quello italiano, che sta coincidendo, non a caso, con la sfiducia che gli italiani nutrono nei confronti delle banche. Secondo un sondaggio condotto da Bloomberg, soltanto il 16% degli italiani ha fiducia nel settore bancario, mentre il 24% del campione interpellato si dice fiducioso nell’operato della Banca d’Italia. Il peso delle crisi delle banche venete, di Mps e delle quattro banche regionali salvate facendo ricorso al bail-in ha provocato ingenti perdite per i risparmiatori costringendo il governo ad intervenire. La Popolare di Vicenza, Veneto Banca e Mps sono di fatto state salvate con i soldi dei contribuenti e questo ha sicuramente approfondito la sfiducia nel settore bancario italiano.
Il sistema del Target 2 in Italia sta filmando quella che è a tutti gli effetti una fuga di capitali. Situazioni similari si stanno verificando in Spagna, Grecia e Portogallo a dimostrazione di come questi flussi finanziari avvengano sempre dai paesi meno virtuosi dell’area euro a banche più sicure del nord Europa. Ciò significa alcuni italiani stanno dunque trasferendo i depositi dal nostro paese alla banca di un altro Stato membro, con la Banca d’Italia che fa da garante.
Da marzo 2015 a giugno 2017 oltre 2050 miliardi di euro sono stati reinvestiti da imprese non finanziarie italiane in veicoli con sede legale in Germania, Olanda e Lussemburgo. Molte di queste transazioni sono state permesse dalla politica monetaria della Banca d’Italia che ha acquistato titoli governativi dagli investitori privati fornendo le necessarie risorse finanziarie.
Tutto ciò deve preoccuparci e non poco perchè sta a significare che le imprese italiane continuano con sempre maggiore insistenza a reinvestire all’estero piuttosto che nell’economia nazionale.
Giuseppe Maneggio
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