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Reddito di cittadinanza. Tutti i dubbi sulla misura-bandiera dei 5 Stelle

by La Redazione
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Roma, 5 ott – Il reddito di cittadinanza è la misura più attesa della manovra ma anche la meno chiara. Non si conoscono le modalità di erogazione, i beneficiari, l’importo, né come controllare le spese. Il provvedimento-bandiera del Movimento 5 Stelle, che ha conquistato milioni di elettori, soprattutto al Sud, inoltre è motivo di tensioni continue in seno alla maggioranza. In questi giorni – complice l’abbassamento delle previsioni di deficit deciso dal governo per arginare l’attacco speculativo dei mercati con lo spread che aumentava sempre più – il vicepremier Matteo Salvini ha fatto presente all’altro vicepremier, Luigi Di Maio, che i miliardi a disposizione per il reddito di cittadinanza non sono più dieci ma otto. Tuttavia alla fine pare che l’abbia spuntata Di Maio e, nonostante la manovra più austera, i miliardi per il reddito restano dieci.
Ma vediamo nel dettaglio cosa si sa per adesso della misura tanto voluta dei 5 Stelle. Quello che è ancora da decidere è quali saranno le modalità di erogazione dei 780 euro mensili promessi dal governo giallo-verde ai cittadini meno abbienti. Non è semplice, perché bisognerà coniugare varie necessità, tra cui quella di poter disporre di un sistema affidabile e fruibile ma anche quella di rispettare la privacy e di fissare il limite alla tracciabilità dei pagamenti. Una squadra di tecnici è incaricata di valutare le diverse ipotesi.
Il ministro dello Sviluppo economico Di Maio aveva prima accennato alla possibilità di versare gli importi sulla tessera sanitaria munita di chip, e poi ha annunciato che il sussidio verrà erogato attraverso una card emessa in forma anonima: si tratterebbe di un semplice bancomat, sul quale non verrebbe riportata alcuna dicitura particolare. “Io voglio semplicemente una card elettronica che consenta di controllare le spese, che significa non le puoi spendere nel gioco d’azzardo e non i beni non di prima necessità“, ha spiegato il vicepremier.
Poi il capo politico dei 5 Stelle ha fatto chiarezza: “Sta girando una notizia che chi ha una casa di proprietà non accederà al programma del reddito di cittadinanza, è falso. Semplicemente facciamo una differenza tra chi non ha niente e chi ha una casa di proprietà. Il reddito è creato in modo tale che mentre ti formi e poi ti reinserisci nel lavoro, tu hai diritto a quelli che sono i beni di prima necessità, dare da mangiare ai tuoi figli e pagarti un affitto. È solo questo il principio. Quindi se c’è una casa di proprietà c’è il così detto affitto imputato, quindi avrai meno di reddito di cittadinanza. Adesso stiamo lavorando ai dettagli. Stiamo mettendo a punto tutto quello che servirà per far funzionare il reddito di cittadinanza”. Poi l’avvertimento: “Sei anni di carcere a chi imbroglia“.
Ma l’opzione bancomat non incontra il consenso degli esercenti già attivi sul territorio (e che dominano il settore): il presidente Apsp (Associazione prestatori di servizi di pagamento) che comprende quelli maggiori da Sisal a Lottomatica a Postepay a Telepass a Mastercard, Massimo Pimpinella, ha ricordato che “in Italia godiamo già di una esistente ed efficiente rete di distribuzione di prossimità con cui i cittadini hanno familiarità e che si sono abituati ad usare. Ritengo che sarebbe più opportuno, quindi, sfruttare quanto già esistente e collaudato piuttosto che aggiungere criticità ad un progetto che già di per se complicato”.
Anche il ministro della Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, è intervenuta su questo punto, assicurando che “sotto il profilo tecnologico si sta studiando per rendere agevole l’incontro tra domanda e offerta” ma che comunque nulla è stato ancora definito. Prima di prendere qualche decisione e perseguendo comunque l’obiettivo di compiere una svolta digitale al Paese, Pimpinella ha sottolineato come sia “necessaria la collaborazione dei diversi attori già presenti e il coinvolgimento delle associazioni di categoria che rappresentano le imprese che forniscono i servizi ai cittadini. La digitalizzazione deve essere il cuore pulsante del futuro sviluppo del nostro Paese“.
Una cosa per adesso è certa: i soldi non sono cumulabili. il premier Giuseppe Conte ha assicurato che la misura vedrà la luce a marzo prossimo e ha chiarito che “se in un mese non vengono spesi tutti, il mese successivo si riparte comunque da 780 euro. L’obiettivo è spingere le persone a comprare ciò che è necessario rimettendo in moto l’economia locale“.
Tra le altre opzioni, anche quella di fornire un cosiddetto “Pin di cittadinanza” che farebbe capo ad un fondo apposito, e che spetterebbe a chi ne ha diritto. Dal punto di vista meramente tecnico non è facile trovare la quadra perché i fattori in gioco sono diversi: capire chi sono gli aventi diritto, come distribuire i soldi, come controllare la spesa e infine come valutare l’efficacia della misura, cioè “sapere a posteriori se ha funzionato”. Ma i tecnici si stanno occupando anche di altre due questioni molto delicate: la sicurezza e la tutela della privacy degli aventi diritto.
Intanto, l’opposizione boccia la misura. Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi la definisce “un disastro che rischia di far esplodere il bilancio dello Stato“. Più in generale, il Cav lancia un avvertimento a Salvini, alleato dei 5 Stelle a Palazzo Chigi ma anche alleato di Fi nel centrodestra: “Continuiamo a rivolgerci a Salvini e uomini della Lega insistendo sul fatto che due programmi come quello dei 5 Stelle e il nostro di centrodestra messi insieme non possono che portare all’esplosione del bilancio dello Stato”.
Adolfo Spezzaferro

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