Roma, 5 lug – I disordini nei Cpr dimostrano per l’ennesima volta quanto l’immigrazione di massa sia una scheggia impazzita difficilissima – se non forse impossibile – da controllare. Perfino nelle strutture adibite per eccellenza al controllo. Dal reportage del Giornale emergono dettagli su luoghi, quelli – nominati per esteso – dei “Centri di permanenza per i rimpatri”, che risultano essere sempre più caotici e violenti.
Cpr, il simbolo dell’immigrazione incontrollabile
Si parte da una semplice protesta, magari riguardante il letto dove si dorme. Per poi proseguire con cori unanimi, poi con attacchi veri e propri a suon di sassate verso le forze dell’ordine. È un copione che si ripete ormai da anni ma che sembra sulla via del peggioramento. D’altronde, se i numeri aumentano, aumentano le possibilità di disordini, disagi e chiaramente anche incidenti. E siccome la maggior parte delle persone che arriva in Italia non è rifiugiata, ovviamente, i Cpr si ingrassano. Nel frattempo i ritorni ai Paesi di provenienza, che in teoria dovrebbero avvenire a breve, restano lettera morta e spesso rimangono pura teoria. Poi però la situazione esplode, ed è inevitabile. Il Cpr di Pian del Lago, a Caltanissetta, è stato testimone domenica pomeriggio di una di queste situazioni (per l’ennesima volta, visto che la struttura ha un “curriculum” piuttosto nutrito di risse scoppiate in passato). Nel centro ci sono circa 50 persone. Ad un certo punto una ventina di loro, quasi tutti di provenienza tunisina, hanno incendiato i materassi e lanciato mattoni contro i poliziotti all’esterno. Ovviamente, c’è stato l’intervento dei vigili del fuoco per sedare il fuoco.
Nessun ferito, ma tanta paura e difficoltà di gestione
I Cpr sono sempre stati luoghi molto pericolosi, in cui talvolta si sono consumate vere e proprie tragedie provocanti vittime. In questo caso, la situazione si è “spenta” – letteralmente – senza morti. Ma la paura è stata tanta. Soprattutto, lunga è stata la durata della crisi: una rivolta durata un paio d’ore, nel corso della quale i clandestini avevano chiesto di non essere trattenuti. Ovviamente, una richiesta impossibile da assolvere, in una struttura dove peraltro la fuga è molto complicata. La reazione al mancato accoglimento delle domande ha generato altre proteste infine il putiferio. Incendi, sassi e immigrati saliti perfino sui tettti. Con una faticosissima opera di mediazione dei funzionari della questura per far tornare tutto alla normalità.
Alberto Celletti
1 commento
Devono essere soppressi prima dell’approdo. lo capiremo un giorno, faremo come ai tempi antichi ma perderemo la guerra perché l’avremo da due fronti: dal mare e da terra.