Gallipoli, 1 gen – “Italy is the gate of Europe”, lo ripetono spesso e accompagnano le parole con un sorriso che vorrebbe sottolineare l’accezione positiva, almeno per loro, del concetto. Sono alcuni dei profughi sbarcati a Gallipoli con il mercantile Blue Sky M, l’imbarcazione soccorsa dalla Marina italiana e dalla Capitaneria di porto mentre si dirigeva verso le coste salentine, con il timone manomesso e il motore bloccato alla velocità di sei nodi.
Ahmer è siriano, viene da Homs ed è qui insieme al fratello maggiore, ferito dalle schegge di un mortaio durante i combattimenti tra l’esercito regolare del Presidente Assad e le milizie del Califfato Islamico. Tutti i passeggeri del mercantile, al loro arrivo, hanno dichiarato di essere siriani e richiesto lo status di rifugiati. In realtà provengono da vari paesi arabi: Ahmal, ad esempio, é palestinese con passaporto libanese e vorrebbe raggiungere alcuni familiari in Svezia. Mi spiega che nessuno sul Blue Sky M aveva il minimo dubbio riguardo alla destinazione finale del viaggio, mai sentito parlare della Croazia e mai avuto paura a bordo, neanche quando gli scafisti hanno abbandonato la nave al largo di Corfù, perché sanno bene che la Marina Italiana soccorre le imbarcazioni alla deriva anche al di fuori delle proprie acque territoriali.
Le risposte reali, come scritto più volte da Il Primato Nazionale, sono nei conti correnti delle cooperative e delle onlus, nelle carte dell’inchiesta su Mafia Capitale, nelle carriere di politici e funzionari, nella manodopera a basso costo sfruttata dai grandi marchi. Quella che latita realmente é la risposta delle istituzioni, italiane ed europee, capaci solo di avvolgere il problema con una cortina di fumosa retorica.
Francesco Pezzuto