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Se non possiamo uscire immediatamente dall’euro, almeno svalutiamolo

by Giuseppe Maneggio
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La salvezza di tutta l’Europa passa anche per la svalutazione dell’euro rispetto al dollaro, anche se la Germania non vuole.

Roma, 26 ago – L’euro forte non fa bene all’Ue. La forte sopravvalutazione è una delle cause principali dell’incombente deflazione, dove deve intendersi quel processo, già in atto in Italia, nel quale le aziende non riuscendo più a piazzare i loro prodotti a determinati livelli di prezzo, decidono di abbassarli, suscitando nei consumatori l’aspettativa di altri cali. Così il compratore differisce l’acquisto, indebolendo ulteriormente la domanda e, conseguentemente, i ricavi delle imprese, che a loro volta acquisteranno meno beni o servizi da altre imprese, riducendo i livelli occupazionali.

Quindi un euro troppo forte penalizza le esportazioni e premia le importazioni. Opera quindi in senso contrario alle prospettive di sviluppo, favorendo i concorrenti esteri. Ecco perché si rende necessario svalutare l’euro. E’ la misura d’emergenza più ovvia e più facile. Il momento è favorevole. L’euro più debole aiuta a fare risalire un’inflazione europea troppo bassa. Favorirebbe così dei profitti europei più alti in sfavore di quelli statunitensi che con un dollaro più forte vedrebbero frenata la loro crescita inflazionistica. Insomma, una misura che, a conti fatti, potrebbe soddisfare entrambe le sponde dell’Atlantico. E’ vero, gli Usa non amano il dollaro forte, ma in questa fase potrebbero accettarlo meno malvolentieri del solito e poi sarebbe anche ora che l’Europa nel suo insieme, possa cominciare a prendere delle decisioni senza chiedere preventivamente il permesso a Washington e New York.

Nella storia dell’economia, di svalutazioni, se ne contano a manciate. Una moda che prosegue ininterrotta anche nel corso dell’attuale crisi economica e finanziaria globale dove, dietro lo slogan di “guerre delle valute”, si nasconde proprio il tentativo di alcuni Paesi di abbassare il valore della propria divisa in modo tale da risultare più competitivi all’estero, esportare di più e quindi smuovere il Pil. Ed è proprio quello di cui in questo momento avrebbe bisogno tutta l’economia dell’Eurozona, Germania inclusa che comincia a sentire le difficoltà di vendere nei paesi euroepei che sono in crisi.

La moneta la si svaluta in vari modi: la tecnica più gettonata al momento è quella di stamparla a go-go. Aumentando la base monetaria diminuisce così il valore delle singole banconote. Importante il fattore velocità: se la moneta stampata circola nell’economia reale con la stessa velocità con cui viene iniettata nel sistema dalle banche centrali, allora le probabilità che svalutazione monetaria e inflazione si assomiglino è più alta. Altrimenti svalutazione monetaria e inflazione prendono strade diverse. Ne è un esempio quello che è successo all’Italia nel 1992 quando uscì dallo Sme e, a fronte di una svalutazione della lira del 20%, l’inflazione dell’anno successivo non superò il 5%.

Un’altra tecnica che le banche centrali possono utilizzare per svalutare la valuta è quella di venderla. Come ogni merce, infatti, anche una valuta si deprezza quando aumenta la propensione a venderla.

Pianificare a tavolino una svalutazione dell’Euro consentirebbe all’Europa e alla zona Euro di gestire e controllare almeno in parte la propria strategia economica e di sviluppo, senza aspettare che la stessa sia imposta dagli speculatori e allo stesso tempo può contribuire a creare nuove opportunità di sviluppo per tutta l’Europa grazie alla liquidità che si potrà immettere nel sistema economico e alla ripresa della capacità competitiva del settore manifatturiero europeo.

Giuseppe Maneggio

 

 

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