Roma, 15 nov – Tredicesimo periodo consecutivo di mancata crescita. Questo dicono gli ultimi dati Istat, secondo cui il prodotto interno lordo cala dello 0.1% sulla base dello scorso trimestre e dello 0.4% rispetto al 2013. Se nell’ultimo trimestre dell’anno si dovesse, come da stime, registrare una crescita pari a zero o addirittura ancora in rosso, l’indicatore per il 2014 segnerebbe quota -0.3%.
L’economia italiana, sottolineano i tecnici dell’istituto di statistica, è tornata «ai livelli del 2000». In totale, fanno quattordici anni persi. Dati ampiamente attesi ma che non offrono un quadro destinato ad un rapido rilancio, considerando che altre economie -in specie dell’eurozona- fanno registrare fondamentali in netto miglioramento anche rispetto alle previsioni. Per quanto riguarda queste ultime, poi, si registra un generalizzato calo dell’ottimismo: stando alle proiezioni della Banca centrale europea si va verso un ulteriore indebolimento nell’eurozona, con le stime sulla crescita tagliate al +0.8% rispetto al valore precedente, un non eccelso +1% che agiva comunque da soglia “psicologica”.
Unico elemento positivo, nell’informata di cifre rilasciate ieri, è l’andamento dell’inflazione. Dopo mesi di calo dei prezzi, sembra che la deflazione possa segnare il passo. Sempre secondo l’Istat, ad ottobre si registra un aumento dei prezzi pari allo 0.1%. Cifra modesta, che racchiude in sé molte contraddizioni. Secondo la Confederazione degli agricoltori, infatti, l’aumento dei prezzi non significa aumento dei consumi. L’associazione porta, a titolo indicativo, alcuni esempi come quello dei ristoranti delle pasticcerie, che mostrano rispettivamente cali dello 4 e del 10%. Si tratta sì di beni voluttuari, considerati però generalmente alla portata di tutti e che offrono uno scorcio probabilmente più rappresentativo rispetto all’asetticità delle statistiche ufficiali.
Filippo Burla