Torino, 11 nov – Era scontato ma, fino all’ultimo, chi osava mettere in dubbio la bontà delle misure adottate dal governo per far ripartire la domanda interna veniva, nella migliore delle ipotesi, tacciato di essere un “gufo”. Mentre l’Italia -Renzi dixit- sarebbe il calabrone pronto a volare. Di voli, in realtà, se ne vedono pochi. In compenso, come l’animale della famiglia delle vespe, cominciano a sentirsi le prime punture.
Sono punture delle più dolenti, fatte di tasse e mani ancora nelle tasche degli italiani. Poteva d’altronde essere pensabile che, di fronte ai continui e linearissimi (nonostante le rassicurazioni di aver intrapreso una linea differente dalla scure di tremontiana memoria) tagli, gli enti locali potessero sopravvivere d’aria? Domanda retorica. Ecco che, stante ancora la validità del principio dei vasi comunicanti, il Piemonte è la capofila fra le regioni chiamate all’aggiustamento dei conti. La giunta guidata da Sergio Chiamparino ha infatti deciso di utilizzare tutti gli spazi concessi dal fisco per aumentare al massimo l’addizionale regionale Irpef. Il ritocco all’insù riguarda solo i redditi medio-alti a partire dai 28mila euro lordi annui: si va dai 58 ai 1068 euro in più che ciascuno dovrà versare nelle casse di Palazzo Lascaris, sede del consiglio regionale.
La strada scelta dall’ex sindaco di Torino non è e non sarà l’unica a perseguire la linea fatta di rimodulazione della spesa ed aumento delle imposte. Recentemente, l’assessore lombardo all’economica Massimo Garavaglia aveva dichiarato: «Il taglio è di quasi un miliardo in meno, il che comporterebbe la chiusura di una decina di ospedali e l’obbligo di aumentare le addizionali Irpef e anche Irap, questo per la parte sanitaria. E per la parte non sanitaria mancano risorse per servizi essenziali come il Trasporto pubblico».
Discorso analogo vale per tutte le regioni, che possono a questo punto solo dar fondo alle possibilità offerte dalle forme di federalismo fiscale attualmente in vigore: oltre alle addizionali su Irpef e Irap assisteremo -e in parte abbiamo già fatto i conti– agli aumenti delle tariffe sui servizi, alle quote di spettanza comunale, agli aumenti del bollo auto e all’incremento indistinto di tutto ciò che ha a che fare cone l’imposizione a livello regionale. Non ci vuole fantasia per capire come, alla fine, non basterà nemmeno il cumulo degli 80 euro, tfr anticipato in busta (e tassato come reddito normale) e bonus bebé per raggiungere il cumulo di nuove tasse che si vanno profilando all’orizzonte.
Filippo Burla