Roma, 20 feb – L’annuncio è di quelli pomposi, con Ursula Von der Leyen che dichiara di volersi ricandidare come presidente della Commissione Ue, non mancando di farci pervenire qualche frase strappalacrime sulla casa comune e forse anche sull’amore e il cuore.
Von der Leyen, fine della corsa, ma minacce di rinnovo
Chiamiamole con il loro nome: minacce. Qualsiasi spettro temuto è una minaccia, sebbene vada riconosciuto che la Von der Leyen sia stata decisamente più scaltra del suo bizzarro e improbabile predecessore, quel Jean-Claude Juncker di cui tutti ricordiamo le sbronze e pochissimo la politica, anche se parlare di “politica” nell’Unione europea è un po’ come chiedere a Mike Tyson di tenere una conferenza sull’Iliade, argomento di cui dubito sia a conoscenza (ma lieto di essere sorpreso, caro Mike). Certo, Ursula di politica simulata (chiamiamola così) ne ha presentata di più. Ma i risultati sono quelli degli standard di Bruxelles: deludenti. A partire dalle prime uscite confuse sull’immigrazione in Italia, ma anche sugli atteggiamenti paternalistici in era Covid, per non parlare nemmeno della buffonata estrema dell’accordo sul price cap (tetto massimo) al prezzo europeo del gas, l’unica protezione al mondo che non protegge (si era raggiunto un accordo per 180 euro a megawattora quando il prezzo del gas era sceso sui 70 e attualmente si trova sui 30: che diamine di protezione è?). E poi le sceneggiate per la guerra russo-ucraina, con quell’espressione da attrice di Serie B di fronte a un cadavere che è diventato il meme più diffuso su Internet all’epoca. Per non parlare della presa in giro nei riguardi degli agricoltori in protesta, effettuata assicurando loro “ascolto” e poi ritirando una proposta – quella della riduzione dell’uso dei pesticidi entro il 2035 – che si era già arenata in Commissione da tempo (insomma, una mezza truffa per simulare “l’ascolto” di cui sopra).
Altri cinque anni di Ursula? No grazie
Nonostante sia stata meno peggio di predecessori troppo impegnati ad alzare il gomito (non che ci voglia molto) preferiremmo chiudere qui. Quindi, diciamo che altri cinque anni della Von der Leyen anche no. Ma onestamente diremmo anche che altri cinque anni dell’Unione europea anche no. Questa, però, è un’altra triste storia che stiamo affrontando quotidianamente e con sofferenze crescenti.
Stelio Fergola