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Vincolo di mandato, no del Pd a Di Maio: “La Costituzione non si tocca”

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 27 set – Il Partito Democratico non ne vuole sapere del vincolo di mandato nel patto di governo chiesto dal capo politico del M5S Luigi Di Maio all’indomani della defezione della senatrice Vono, passata a Italia Viva di Renzi. Il timore di Di Maio è che ci siano altri transfughi. Ecco perché rilancia un “classico” del Movimento. Ma la proposta è stata respinta dagli alleati del governo giallofucsia, perché la Costituzione non si tocca. Parlando con la stampa a margine dell’Assemblea generale dell’Onu, ieri il ministro degli Esteri ha prima ricordato a quanti tra i parlamentari pentastellati avessero in mente di abbandonare il gruppo, che “c’è una multa da 100 mila euro”, per poi rivelare una sua preoccupazione più in generale: “Dobbiamo mettere fine al mercato delle vacche – ha detto Di Maio – sia dei parlamentari che passano nei gruppi sia dei gruppi che li fanno entrare. Credo sia giunto il momento in Italia di introdurre il vincolo di mandato, ne parlerò col Pd”. La risposta è arrivata a stretto giro da entrambi i capigruppo dem, ed è stata totalmente negativa.

Marcucci: “Assenza del vincolo di mandato è sancita dalla Costituzione”

Il capogruppo a Palazzo Madama Andrea Marcucci ha citato la Costituzione con un tono assolutamente polemico: “Mi auguro che Di Maio – ha detto – avesse voglia di scherzare, quando ha detto che parlerà con il Pd per introdurre il vincolo di mandato. L’assenza di esso, sancita dalla Costituzione, ha ancora un valore importantissimo. Almeno fino a quando esisteranno partiti aziendali – ha rincarato la dose – l’articolo 67 (relativo proprio al vincolo di mandato, ndr) garantisce una libertà di azione necessaria per poter svolgere le proprie funzioni senza pressioni e ricatti esterni“.

Orlando: “Costituzione non si scrive a seconda delle ragioni contingenti di una forza politica”

“La Costituzione è una Carta sacra, che non si scrive a seconda delle ragioni contingenti di questa o quella forza politica”, è l’avvertimento lanciato dal vicesegretario del Pd Andrea Orlando. Insomma, bene ragionare su meccanismi “per disincentivare il trasformismo, magari guardando ai Regolamenti parlamentari, ma – ha spiegato Orlando ai microfoni di SkyTg24 – non sono convinto che per lo scontento di una singola forza per un fenomeno che, in quel singolo momento, la colpisce si possa riscrivere la Costituzione, scritta – ha sottolineato – perché non ci fossero in Parlamento marionette manovrabili dall’esterno“.

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