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La nuova frontiera della disinformazione: ecco a voi i "Deep Fake"

by Guido Taietti
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Roma, 23 set – Il livello di sofisticazione tecnologica oggi è abbastanza alto da poter costruire con facilità un video in cui sentiamo affermare a qualcuno affermazioni che non ha mai pronunciato. Ecco un esempio:

Come potete sospettare Obama non ha mai pronunciato queste parole. Si tratta di un video elaborato dal regista americano Jordan Peele che utilizzando software come FakeApp ha costruito questo credibilissimo intervento dell’ex Presidente Usa. Siamo ben oltre le “fake news”, per cui è utile cominciare ad utilizzare una nuova categoria, già ribattezzata “Deep fake”.

Non serve essere paranoici per vedere in questa tecnica potenzialità e pericoli enormiA livello di comunicazione politica è possibile immaginare che qualcuno faccia dire ad un avversario politico qualcosa di imbarazzante e insostenibile che diventerà immediatamente virale con un innegabile danno di immagine, confidando sia sul fatto che una eventuale smentita arriverà sempre troppo tardi rispetto ai tempi compressi della politica via social e soprattutto che qualunque smentita non sarà mai del tutto efficace (e d’altra parte potrebbe essere a propria volta fasulla o dubitabile o manipolata).

Le conseguenze possono essere ancora maggiori se pensiamo che sarebbe possibile far circolare finte rivendicazioni di attentati, minacce da e a capi di Stato, testimonianze fasulle su crolli di ponti e altri disastri.

Al momento tecnicamente parlando c’è poco da fare: le contromisure ai “Deep fake” richiedono tempo e denaro. Certo, analizzando il singolo video è possibile individuare alcune caratteristiche che possono far dubitare dell’autenticità: i pattern oculari ad esempio. Tuttavia è possibile immaginare ad esempio un breve intervento basato su immagini reali in cui è stata semplicemente inserita una parola che modifichi completamente il senso della frase. Immaginate di vedere due spezzoni di qualche secondo in cui Trump dice “siamo a favore dell’introduzione di nuovi dazi sui prodotti tecnologici provenienti dal Giappone” ed uno in cui afferma “NON siamo a favore dell’introduzione di nuovi dazi sui prodotti tecnologici provenienti dal Giappone”. Sarebbe praticamente impossibile stabilire in poco tempo quale possa essere l’intervento reale e quale quello fasullo.

La sola vera risposta possibile, sia per un partito politico che per una nazione, è lavorare continuamente sull’organicità e sulla legittimità e credibilità di alcuni canali in modo che sia possibile avere una fonte ufficiale con la quale confrontarsi. Di fronte ai “Deep fake” sarà sempre più fondamentale la figura del simpatizzante, del militante, di chi blocchi sul nascere il diffondersi di una falsa notizia che danneggia la propria comunità e che diffonda invece una propria versione autentica.

Guido Taietti

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1 commento

Raffo 23 Settembre 2018 - 1:33

I cumunistoidi stanno utilizzando sistemi simili da anni,per tenere il popolo nell’ignoraza e all’oscuro delle loro porcate………. niente di nuovo.

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