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Spazio: la sonda Dawn incontra Cerere

by Paolo Mauri
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sonda spaziale DawnPasadena, 6 mar – La sonda spaziale Dawn (Alba in italiano) della NASA, incontrerà il planetoide Cerere nel primo pomeriggio di oggi. Assemblata dalla Orbital ATK inc. di Dulles, Virginia, rientra nel programma di studio sui protopianeti della UCLA coordinato dal Jet Propulsion Laboratory di Pasadena in California.

Ma c’è anche tanta tecnologia europea ed in particolare italiana in Dawn: le fotocamere sono state fornite dall’Istituto Max Planck per la ricerca sul Sistema Solare di Gottingen, Germania, con contributi significativi del Centro Aerospaziale Tedesco (DLR) di Berlino in cooperazione con l’Istituto di Ingegneria per le Comunicazioni e Computer di Braunschweig. Lo spettrometro ad infrarossi e luce visibile presente sulla sonda, invece, è stato fornito dall’Agenzia Spaziale Italiana tramite la ditta Selex ES con la direzione scientifica condotta dall’Istituto Nazionale per la Planetologia e Astrofisica Spaziale di Roma.

L’obiettivo della missione è di investigare sulle condizioni e i processi iniziali che hanno portato alla formazione dei protopianeti, o planetoidi, come Cerere e Vesta. La sonda difatti ha precedentemente incontrato un altro oggetto della cosiddetta cintura di asteroidi (quella fascia presente tra la orbite di Marte e Giove) del nostro Sistema Solare, Vesta, e ora è atteso il suo rendez vous con il maggiore di questi: Cerere.

Ciascuno di questi corpi celesti è caratterizzato da un diverso processo evolutivo regolamentato dalle differenti condizioni presenti nei primi milioni di anni della formazione del Sistema Solare. La sonda quindi ci permetterà di dare uno sguardo al passato facendo un balzo indietro di miliardi di anni per capire meglio i meccanismi che hanno portato alla sua formazione.

pia18920-rotating_lg.630x360Nell’avvicinamento verso Cerere, Dawn ha fornito le prime immagini del planetoide che hanno svelato una superficie costellata di innumerevoli crateri e macchie luminose del tutto inusuali che gli scienziati ritengono possano svelarci come si sia formata la superficie e come stia ancora cambiando. I ricercatori difatti sospettano che questi misteriosi punti luminosi siano il frutto di un qualche processo di tipo geologico che è ancora in atto.

La sonda ha impiegato circa sette anni a raggiungere Cerere e trascorrerà i prossimi 14 mesi nella sua orbita lasciandosi catturare dal suo campo gravitazionale senza bisogno di “frenare” a causa della sua velocità di avvicinamento relativamente bassa.
In quel momento la sonda inizierà a ruotare attorno a Cerere ad una distanza di circa 40.000 chilometri, (cioè a circa un nono della distanza Terra-Luna). Nei mesi successivi ci avvicineremo sempre più al pianeta fino a stabilizzare la quota dell’orbita a poche centinaia di chilometri“, ha detto Robert Mase, responsabile del Progetto Dawn al Jet Propulsion Laboratory della Nasa.

Resta per il momento avvolta nel mistero la struttura di Cerere: si pensa che possieda un nucleo roccioso ricoperto da un oceano di acqua a sua volta protetto da uno strato di ghiaccio e rocce. I ricercatori sperano anche di chiarire il perché questi oggetti siano rimasti di queste dimensioni (Cerere, il più grande, misura circa 970 km di diametro) dato che la spiegazione fornita dalla scienza fin’ora, cioè che sia a causa delle perturbazioni gravitazionale di Giove, è solo una teoria. La sonda Dawn, nei suoi passaggi ravvicinati dei prossimi mesi, aiuterà a chiarire questi ed altri enigmi.

Paolo Mauri

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