Roma, 24 ago – E’ morto a 80 anni Charlie Watts, il leggendario batterista e cofondatore dei Rolling Stones. Di lui Keith Richards disse: “E’ “il” batterista. O il mio batterista. O, se preferite, io sono il suo chitarrista”.
Charlie Watts, l’operazione al cuore
“Per una volta, il mio tempismo è stato leggermente sbagliato” così aveva detto Watts quando aveva dovuto annunciare la rinuncia all’ultimo tour degli Stones nei giorni scorsi a causa di un peggioramento delle sue condizioni di salute. Il decesso sarebbe avvenuto in seguito ad un’operazione d’emergenza al cuore. Watts aveva fatto sapere di aver bisogno di riposo. “Sto lavorando duramente per essere completamente in forma ma ora devo accettare, su consiglio dei medici, il fatto che ci vorrà tempo. Dopo tutte le delusioni patite dai nostri fan a causa del Covid, non voglio che debbano accettare un ulteriore rinvio”. “E’ un duro colpo per tutti noi – twittò Keith Richards – speriamo che Charlie si riprenda completamente e torni il primo possibile. Grazie intanto a Steve Jordan per essersi unito a noi nel frattempo”. Purtroppo non è stato così.
L’anima “signorile” dei Rolling Stones
Signorile, misurato e sornione, Watts era l’anima “calma” (si fa per dire) dei Rolling Stones. Leggenda vuole che fosse fedelissimo alla moglie Shirley e persino quando gli Stones vennero invitati da Hugh Hefner di Playboy nella famosa “mansion”, lui fu l’unico a trascorrere il tempo nella sala giochi invece che con le conigliette.
Il cazzotto in faccia a Jagger
Watts non soffriva affatto la posizione arretrata rispetto a Mick Jagger e all’istrionico Keith Richards: d’altronde, lui stesso disse che il sedere di Jagger era “uno dei più bei panorami dell’Inghilterra”. E voleva molto bene agli altri membri della band, nonostante all’eterno frontman una volta rifilò un pugno in pieno volto quando si permise di chiamarlo il “mio” batterista con arroganza. Era l’ottobre del 1984, i Rolling Stones erano ad Amsterdam e Charlie Watts ricevette una telefonata in stanza. “Ehi, dov’è il mio batterista?” disse Jagger al telefono “perché non trascini il tuo culo fino a qui?”. Charlie Watts non rispose, si preparò vestito di tutto punto, e raggiunse Jagger. Per sferrargli un pugno in faccia. “Non mi chiamare mai più “il mio batterista” disse “sei tu il mio fottuto cantante del cazzo!”.
Ilaria Paoletti
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