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Laurel Hubbard fuori da Tokyo 2020: la prima atleta trans è un fiasco olimpico

by Ilaria Paoletti
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Laurel Hubbard

Tokyo, 2 ago – Laurel Hubbard, che doveva fare la storia in quanto prima atleta trans ai Giochi olimpici, e nonostante sia nata biologicamente uomo, si è rivelata un fiasco clamoroso lasciando (per fortuna) spazio alle donne del sollevamento pesi.

Laurel Hubbard, tre tentativi falliti

Sono ben tre i tentativi falliti nel sollevamento pesi alle Olimpiadi di Tokyo 2020 quelli di Laurel Hubbard, prima atleta dichiaratamente trans della storia a partecipare ai Giochi Olimpici nella categoria “donne”. Il trans neozelandese, nata 43 anni fa ad Auckland come Gavin Hubbard, ha finito la sua avventura olimpica fallendo tre volte nel tentativo di sollevare 120 kg, dopo due tentativi andati a vuoto di sollevare 125 kg. La/lo Hubbard l’ha presa sportivamente, c’è da dire: “Non sono del tutto all’oscuro delle controversie che circondano la mia partecipazione ai Giochi e per questo voglio ringraziare in particolare il Comitato Olimpico” per aver riaffermato che “lo sport è per tutti, è inclusivo e accessibile“. Quindi sebbene siamo tutti concordi sul fatto che  l’importante non sia vincere ma partecipare, pare che per la Hubbard sia stato più importante partecipare come trans che come sportiva/o. E come sportiva, nonostante la manifesta superiorità fisica, ha lasciato a desiderare. Largo alle donne, allora e che nessuno si offenda.

Niente oro del “riscatto”, largo alle donne

Se da una parte  è vero che seguendo  il flusso delle “cose” queste Olimpiadi sono sempre più Lgbt,  in fondo ciò che conta è il medagliere (e soprattutto il medagliere italiano) quindi poco ci importa di dichiarazioni inerenti alle preferenze sessuali o ai propri credo politici che vengono dagli atleti. Della/lo Hubbard si è parlato abbastanza – forse troppo – solo in virtù del suo cambio di sesso e del suo “traguardo” raggiunto come prima atleta trans delle Olimpiadi, con biografie  “strappalacrime” come quella della Gazzetta dello Sport che quasi fanno tifare per un oro del “riscatto” per la povera/o atleta neozelandese. Noi siamo felici che al suo posto, quindi, com’è giusto che sia, si candidi una donna alla medaglia d’oro.

Ilaria Paoletti

 

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1 commento

Sergio Pacillo 2 Agosto 2021 - 5:23

Nello sport gli lgtb dovrebbero costituire una terza categoria.

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