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Eric Cantona e il calcio volante

by Federico Rapini
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imageRoma 25 gen – Esistono molti modi per entrare nella storia. Molti di meno per entrare nel cuore dei tifosi di calcio. Monsieur Eric Cantona ha scelto il più strano. “The King”, come veniva chiamato ai tempi del Manchester United, non fu solamente un giocatore fenomenale in grado di vincere 4 Premier League e 2 FA Cup in 5 anni con la maglietta dei Red Devils. Fu un giocatore sopra le righe in tutto e per tutto. Capace di saltare intere difese senza staccare il piede dal pallone, ma altrettanto capace di farsi squalificare per 8 mesi più 2 settimane di carcere (commutate in 120 ore di servizi sociali) per una partita.

Perchè? Il perché è collegato a quell’unico anno che non vinse il campionato con il Manchester.

Era il 25 gennaio del 1995. Esattamente 20 anni fa. Il numero 7 del Manchester si fa espellere per un fallaccio su Richard Shaw, giocatore del Crystal Palace, entrato solo per provocare il fenomeno di Marsiglia. Il Selhurst Park, stadio del Crystal Palace, esulta, insulta Cantona che si avvia negli spogliatoi. Ma un tale, Matthew Simmons, esagera. E “The King” decide di entrare a gamba tesa (letteralmente) nella storia non solo per le sue giocate. In un attimo si scaglia contro il tifoso e con un calcio volante, in perfetto stile Kung-Fu, lo colpisce.

Ció gli costò 8 mesi lontano dal campo. Lo United, senza il suo miglior giocatore, non riesce a vincere il titolo. Il francese tornerà in campo solo ad ottobre del 1995 guidando la sua squadra alla vittoria dell’ennesimo campionato. Eric Cantona nasce il 24 maggio 1966 a Marsiglia. Figlio di un infermiere e portiere. Inizialmente prova a seguire le orme del padre. Ma per un genio ribelle come lui i pali sono troppo stretti. Si sposta sulla fascia e le sue prodezze sono più che conosciute.

Cresciuto in una delle più difficili città francesi, dove essere bianco è quasi una discriminante. Ma la paura non è cosa conosciuta da Cantona. Oggi come allora. Il coraggio, e anche un po’ d’arroganza, non gli sono mai mancati. Come quella volta, nel 1991, quando ancora giocava in Francia con il Nimes e fu espulso per aver tirato una pallonata in faccia all’arbitro. Fu convocato in commissione disciplinare e diede dell’idiota ad ogni membro di tale commissione.

Oppure quando scatenò una rissa ad Istanbul, nello stadio del Galatasaray, per poi attaccare briga con un poliziotto dentro il tunnel degli spogliatoi.

Ma i campioni vanno presi così come sono. Perché quando non ci sono senti la loro mancanza. Delle loro giocate e delle loro follie. Non puoi farne a meno. Diventano come un droga. E ancora oggi all’Old Trafford echeggia il suo nome cantato sugli spalti. “He’s our saviour from afar. What a friend we had in Jesus. And his name was Cantona”.

Federico Rapini

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