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Gli antichi dadi romani erano truccati per vincere? Nuova ricerca dagli Usa

by Andrea Bonazza
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Roma, 10 ago – Una nuova ricerca pubblicata su scienza ZME svela alcune particolarità su uno dei giuochi più antichi del mondo. Stiamo parlando dei cari vecchi dadi, usati fin dai tempi dei Romani come divertente passatempo, a volte costoso, ma non solo. I dadi romani celano però in sé trucchi e curiosità che sono tutt’ora oggetto di studio. Ancora una volta, purtroppo, ad effettuarlo non sono i nostri studenti o docenti italiani, ma due università americane.

I dadi romani asimmetrici

Lo studio condotto da Jelmer Eerkens dell’Università della California e Davis ed Alex de Voogt della Drew University, suggerisce che i dadi romani asimmetrici potrebbero essere stati realizzati per imbrogliare nel celebre gioco. L‘asimmetria dei dadi da lancio, infatti, può influire sulla probabilità che un determinato lato atterri a faccia in su. I dadi venivano prodotti in cubi, cubi appiattiti e cubi allungati. I simboli sono stati poi incisi o dipinti sulle facce del dado per rappresentare i numeri.

Un antico giuoco di probabilità

Gli studiosi Eerkens e de Voogt hanno esaminato 28 dadi romani rinvenuti nei Paesi Bassi e hanno scoperto che, 24 di loro, erano asimmetrici. Molti di questi dadi irregolari portano i simboli corrispondenti a 1 e 6, opposti l’uno all’altro sulle superfici più grandi. I ricercatori hanno calcolato quindi che, la differenza di dimensioni in questi dadi, aumentava la probabilità di tirare un 1 o un 6. La ricerca ha portato alla creazione di riproduzioni di dadi. Gli insoliti studiosi hanno dunque poi chiesto a 23 studenti di contrassegnare i dadi, pensando che gli stessi avrebbero posizionato i segni in modo del tutto casuale. Gli universitari, invece, hanno posizionato l’1 e il 6 sui lati opposti, affermando che era più facile inserire sei segni sulla superficie più grande.

Il dado è tratto!

Così i Romani potrebbero aver avuto la stessa preoccupazione degli universitari statunitensi. Alcuni dei nostri avi potrebbero persino aver creduto che i loro lanci di dadi fossero governati dagli dèi o dal destino. Altri, però, potrebbero essere giunti alla conclusione che era più probabile si verificasse un tiro da 1 o da 6 usando determinati dadi romani dalle forme “non regolamentari”. Forse, dunque, gli antichi avevano trovato un modo per barare, magari vincendo facilmente sesterzi, daghe o anfore di vino speziato. Fatto sta che, ancora una volta, come avvenne anche per le strategie militari e diplomatiche, abbiamo oggi l’ennesima dimostrazione di come il genio italico studi ogni metodo pur di giungere alla vittoria. Anche quella più ludica.

Andrea Bonazza

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