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Facebook ammonisce Salvini: non può dire “zingaro”

by Michele de Nicolay
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Matteo Salvini

Roma, 10 apr – Se fino a ieri pensavamo che il termine zingaro altro non fosse che un semplice vocabolo di comune uso contemplato nella lingua italiana, oggi abbiamo scoperto che questa parola è da considerarsi al pari di un insulto, una bestemmia, un’oscenità da censurare. Lo sa bene Matteo Salvini che si è visto chiudere per 24 ore il proprio profilo Facebook per aver utilizzato il termine “zingaro”. Il leader della Lega ha raccontato l’accaduto ai microfoni di Radio Padania ironizzando «Facebook mi ha sospeso per 24 ore perché ho usato la parola zingari che usava mia nonna».

Insomma, dopo le ultime polemiche intorno alla frase di Salvini sui campi Rom, ecco che di nuovo il Segretario del Carroccio diventa il principale bersaglio dell’ennesima reprimenda democratica su cosa dire e cosa no, anche se stavolta si rischia veramente di sfociare nel ridicolo. Leggiamo infatti dal sito della Treccani: “zìngaro (o żìngaro; ant. o pop. zìngano, zìnghero o zìngherlo, tutti con pron. sorda o sonora) s. m. e agg. [adattam. ital. di uno dei nomi, Atsigan e più tardi Tsigan, dati agli Zingari per adattam. del gr. mediev. Αϑίγγανος, pop. Ατσίγγανος, propr. «intoccabile», che, al plur., designava una setta di manichei provenienti dalla Frigia].” 

Se invece non si vuole andare a scomodare il vocabolario, basterà sostenere senza timore di smentita che il termine zingaro va semplicemente ad indicare, generalizzando, quell’insieme di etnie con caratteristiche peculiari come il nomadismo o i loro idiomi di appartenenza. Indubbiamente con il tempo e la difficile convivenza il termine ha assunto un’accezione negativa ma ciò non toglie che la parola esista e sarebbe ridicolo limitarne l’uso per non offendere la sensibilità dei mostri sacri dell’integrazione. La A.I.Z.O. – Associazione Italiana Zingari Oggi sembrerebbe non fare nessun mistero del termine che evidentemente ha scelto per qualificarsi e questo ci fa capire quanto effettivamente le frange estreme del boldrinismo più oltranzista troppo spesso finiscano per essere più realiste del Re.

Tutta questa situazione, che già di per sé assume i toni della commedia, arriva a toccare vette quasi grottesche proprio per la persona a cui è stato indirizzato il provvedimento: basta fare un giro di web per rendersi conto della gravità delle affermazioni che ogni giorno vengono fatte contro Matteo Salvini, e se vogliamo usare lo stesso metro che è stato usato con il leader dell’opposizione allora Facebook ne avrebbe di lavoro da fare: poco più di due settimane fa il capo della segreteria del Sindaco di Roma Ignazio Marino, Silvia Decina, sul suo profilo personale ha apostrofato Salvini usando il termine “questo schifoso”, eppure non sembra ci siano stati provvedimenti nei confronti di questa uscita fuori luogo per usare un eufemismo.

Ciò che serve è semplicemente un po’ di chiarezza in fondo: la possibilità di usare un linguaggio politicamente scorretto è concessa a tutti oppure bisogna far parte dei buoni per ottenere questa licenza? Chi decide i termini oltre i quali non si può andare per non offendere il buon costume? E soprattutto,perché bannare qualcuno che usa il termine zingaro se il termine zingaro non è offensivo? Forse l’avranno interpretato come offensivo? Razzisti.

Michele de Nicolay

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